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“VINITALY 2023”

Il Chianti (ri)apre le porte dei mercati asiatici. Ma la burocrazia frena gli investimenti aziendali

Giovanni Busi: “punteremo su Nord e Sud America, con particolare attenzione a Brasile e Messico, e poi soprattutto all’Asia”

“Dopo quattro anni complessi, tra difficoltà produttive e Covid, torniamo a un “Vinitaly 2023” vero, con anche le prime presenze dai mercati asiatici che per noi rappresentano un settore strategico e importante”. Così Giovanni Busi, presidente del Consorzio Chianti, da Verona. “Siamo già concentrati sui programmi del prossimo futuro: punteremo su Nord e Sud America, con particolare attenzione a Brasile e Messico, e poi soprattutto all’Asia: ad aprile - aggiunge il presidente del Consorzio - la prima trasferta che faremo sarà proprio in Giappone, poi Corea del Sud e a novembre in Cina, Vietnam Thailandia”.
“Oggi le 1.300 imprese del Chianti sono fiere di confrontarsi di nuovo con il mercato. Il settore agricolo è stato in sofferenza, tra costi più elevati per la produzione, l’imbottigliamento e le nostre uve. E l’Unione Europa - conclude Busi - non ci aiuta visto l’innalzamento dei tassi, che arriva in seguito all’aumento anche dei costi di energia e materie prime. Abbiamo bisogno invece di poter ridurre le spese per investire nei nuovi mercati. Al Governo chiediamo una sburocratizzazione: significherebbe alleviare costi spesso insostenibili e lunghe procedure, inutili tanto per noi quanto per lo Stato”.

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