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BIBLIOTECA ENOGASTRONOMICA

Il mestiere di vignaiolo spiegato ai bambini: il libro poetico by Fivi, tra favola e abbecedario 

Un racconto brillante e ironico - con testi di Davide Longo e illustrazioni di Guido Scarabottolo - sulle ispirazioni di questo antichissimo lavoro

Cos’è un vignaiolo? È la domanda a cui cerca di rispondere il nuovo libro per bambini, creato da Fivi, Federazione Italiana dei Vignaioli e delle Vignaiole Indipendenti: si intitola “Breve storia che ogni bambino può leggere ad un vignaiolo indipendente e viceversa - Abbecedario per vignaioli e aspiranti tali” (Corraini Edizioni, 96 pagine, 14,00 euro). Il vernissage è a Milano il 25 ottobre e, in contemporanea - per la giornata “Essere Vignaioli. Storie di vigne e di vini” - in tutta Italia in 90 punti di affezione Fivi, tra ristoranti, enoteche e wine bar, aderenti all’iniziativa (in attesa del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, edizione n. 12, dal 25 al 27 novembre, a Bologna).
Il libro è un racconto brillante e ironico su che cosa ispira chi vuole diventare vignaiolo, guidando il lettore alla scoperta di questo antichissimo mestiere, grazie ai testi di Davide Longo e alle illustrazioni di Guido Scarabottolo. È la storia del piccolo Fivi, nato al suono di un tappo di bottiglia che salta, cresciuto facendo costruzioni di grappoli d’uva e pronunciando magnum come prima parola, crescendo con un pensiero fisso, quello di diventare vignaiolo. Con il sorriso, inventiva e molta fantasia, Longo e Scarabottolo riescono a comunicare a chi legge non solo l’amore e la passione per il vino, ma anche il desiderio di custodire, proteggere e promuovere il territorio a cui il vignaiolo appartiene. Il tutto con una scrittura sognatrice, accompagnata da illustrazioni delicate e quasi primordiali (come d’altronde lo è il vino).
“I disegni che, più o meno da vicino, accompagnano questa storia, sono digitali  spiega l’illustratore Guido Scarabottolo - in due sensi. Il primo è che sono composti e colorati con il computer, come si usa ora. Il secondo è che (tranne le bottiglie che erano già state disegnate a pennello) sono tracciati con le dita, come si è fatto dall’alba dell’umanità. Mi è sembrato che questo modo, in equilibrio tra arcaico e contemporaneo, facesse in qualche misura eco al lavoro dei vignaioli. Ho anche pensato di usare il vino rosso al posto dell’inchiostro, ma poi mi pareva di sciupare il vino, che, al contrario dell’inchiostro, dà il suo meglio quando bevuto”. Aggiunge l’autore Davide Longo che “del vino si parla, si discute, si progetta, si vota, si commercia, si degusta, a volte si pontifica, ma raramente, almeno prima di berlo, si ride. Io ho provato a farlo, insieme a chi legge. Come ci si può permettere di ridere di chi e di cosa si ama al di sopra di ogni dubbio”. 
Come scrive Fivi, nell’introduzione, in Italia non esiste una definizione giuridica della figura del vignaiolo: questo fa sì che il termine possa essere usato nei contesti più diversi, spesso a casaccio. Questo libro certamente non ha la pretesa di colmare questo vuoto: si spera si possa farlo, presto, insieme al legislatore. Ma, grazie alla maestria di Davide Longo e Guido Scarabottolo, si è provato a raccontare cosa ispira chi vignaiolo, per scelta o per destino, lo è diventato: confidando così che qualcuno decida di seguire questa strada, e che altri possano conoscere meglio un mestiere che si traduce non solo in quella strana bevanda chiamata “vino”, ma anche nel disegno di territori che si fanno paesaggi e nell’intreccio di rapporti economici che diventano relazioni sociali.

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