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IL PRIMO “MASTER OF WINE” ITALIANO? FORSE ARRIVERA’ DAI 31 CHE HANNO “SUPERATO” LA PRIMA MASTER CLASS DEL PRESTIGIOSO ISTITUTO INGLESE, IN ITALIA IN COLLABORAZIONE CON L’ISTITUTO GRANDI MARCHI. A WINENEWS LE PAROLE DEL PRESIDENTE PIERO ANTINORI

Il primo “Master of Wine” italiano? Forse arriverà dai 31 partecipanti che hanno superato la prima “master class” del prestigioso istituto inglese mai tenuta in Italia dal prestigioso istituto inglese, e che continueranno nel più selettivo corso di studi al mondo dell’omonima istituzione londinese che, da più di 50 anni, forma i più influenti e qualificati esperti internazionali del vino (attualmente solo 313 membri in tutto il mondo), al suo debutto in Italia grazie alla collaborazione con le 19 cantine dell'Istituto Grandi Marchi, presieduto da Piero Antinori.

“È stato un primo passo, cui hanno preso parte i rappresentanti di tutti i settori del comparto vinicolo, dai produttori ai distributori, dai ristoratori ai giornalisti - spiega il Marchese Piero Antinori a WineNews - con grande soddisfazione ed entusiasmo. In molti c’è il desiderio di cimentarsi in un percorso difficoltoso e lungo, ma certo l’idea di un Master of Wine italiano mi farebbe particolarmente piacere, anche perché tra tutti i Paesi produttori di vino, compresi quelli del Vecchio Mondo, siamo gli unici a non averne neanche uno. Comunque, visto l’enorme successo di questa tre giorni, spero che si riesca ad organizzarne altri, in modo da aprire anche all’Italia il mondo dei Master of Wine”.

Anche perché, specie dal punto di vista della promozione, avere una voce italiana ma di spessore internazionale come un Master of Wine, sarebbe importante per l’export italiano, perché “darebbe al mondo del vino italiano - continua Antinori - una sorta di patente di internazionalità: oggi, se si può trovare un limite alla nostra produzione, è che è rimasta provinciale ed etnica, nel senso che in America, ad esempio, ma anche in Cina, il vino italiano è soprattutto un vino che viene servito nei ristoranti italiani, o in casa quando si mangia italiano: è sempre legato a qualcosa di italiano, e questo è un limite. Dovrebbe diventare un prodotto molto più internazionale, slegato dagli aspetti dell’italianità tipica. Nei ristoranti internazionali, ad esempio, se nella carta dei vini ci sono 50 francesi e qualche californiano o australiano, è già qualcosa trovarci anche qualche italiano. Siamo fortissimi ma sempre legati ad un fattore etnico: il legame con i Master of Wine, che per definizione sono una istituzione internazionale, può essere fondamentale per dare al mondo del vino italiano una visione internazionale”.

Adesso, per 31 dei 37 aspiranti Master of Wine c’è l’esame di pre-ammissione, una candidatura massiccia che potrebbe portare, nel giro di qualche anno, al primo Master Wine italiano, consentendo così il debutto rappresentativo del nostro Paese nel prestigioso istituto britannico.

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