Reinventare l’enoturismo in Italia attraverso la filosofia del Grand Tour, che a cavallo tra Settecento e Ottocento accompagnò nobili ed intellettuali europei del calibro di Goethe alla scoperta del patrimonio artistico-culturale del Belpaese, con il vino che diventa protagonista di esperienze culturali uniche e arricchenti: è l’obiettivo dell’associazione “The Grand Wine Tour”, nata nel 2017, che riunisce le migliori cantine ed i diversi territori vitivinicoli italiani accomunati da unicità, bellezza ed un’offerta enoturistica di alta qualità. Sono le produttrici Nadia Zenato, co-owner della storica cantina veneta, eccellenza di Valpolicella e Lugana, ed Elvira Bortolomiol, alla guida di uno dei marchi più noti di Valdobbiadene - le nuove responsabili della comunicazione di “The Grand Wine Tour”, con l’obiettivo di valorizzare e sviluppare l’enoturismo di qualità e di arrivare a 40 associati nel prossimo triennio. Per rispondere ad uno scenario economico in espansione, ma estremamente frammentato, come quello legato all’enoturismo in Italia, il nuovo direttivo vede personalità di spicco provenienti da diverse aree a grande vocazione vitivinicola: come Lapo Mazzei, nuova generazione della storica azienda toscana con base nel Chianti, e Alberto Chiarlo, ai vertici della griffe Michele Chiarlo. A presiedere il direttivo Giovanni Minetti, ceo di Tenuta Carretta, azienda storica con vigneti in Langhe e Roero.
Nadia Zenato ed Elvira Bortolomiol ricopriranno rispettivamente il ruolo di vicepresidente e membro del Direttivo, entrambe con delega alla comunicazione dell’associazione. “Questa associazione costituisce un unicum nel suo genere in Italia - affermano Nadia Zenato ed Elvira Bortolomiol - siamo molto orgogliose di rappresentare nel mondo un progetto che permette di codificare e di conseguenza unificare e valorizzare l’immenso patrimonio enoturistico italiano. Il nostro obiettivo? Arrivare a 40 cantine socie nel prossimo triennio, per poter presentare al visitatore la realtà vitivinicola italiana nelle sue diverse articolazioni territoriali”.
Diversi i territori che fanno parte di “The Grand Wine Tour”, dai Patrimoni Unesco Langhe, Roero e Monferrato alle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, dai Colli di Luni al Chianti Classico, dai Colli Orientali del Friuli ai confini con la Val di Noto, in Sicilia. Oggi l’associazione comprende 16 prestigiose cantine localizzate in otto regioni italiane: Cascina Chicco, Ceretto, Coppo, Marchesi di Grésy, Michele Chiarlo, Tenuta Carretta e Villa Sparina in Piemonte; Lunae in Liguria e Torre Rosazza in Friuli Venezia Giulia; Bortolomiol, Costa Arènte e Zenato in Veneto; Castello di Fonterutoli in Toscana, Umberto Cesari in Emilia-Romagna, Casale del Giglio in Lazio e Zisola in Sicilia. Una sinergia tra realtà d’eccellenza volte a promuoverne l’accoglienza tra i filari dedicata agli appassionati del mondo del vino e ad una clientela esigente sia in termini di prodotto sia di standard di servizio. Per perseguire tale obiettivo, il Marchio di Qualità di “The Grand Wine Tour” - unico in Italia nella sua categoria - certifica gli standard di accoglienza richiesti ai soci secondo precisi parametri di valutazione, vagliati da un organo tecnico esterno. “The Grand Wine Tour” è anche un tour operator di proprietà dell’associazione stessa, attivo in Italia e all’estero nella proposta di tour enogastronomici esclusivi e personalizzati presso i territori delle cantine associate. Corsi di formazione e aggiornamento sul tema dell’enoturismo sono inoltre proposti al personale delle cantine dell’associazione, per stare al passo con un mercato in continua ascesa ed evoluzione.
Ad arricchire l’agenda 2024-2025 del nuovo direttivo, la partecipazione a fiere di settore e incontri b2b con tour operator specializzati per ottenere una maggiore penetrazione sui mercati esteri, una rinnovata comunicazione con focus strategico sul consumatore finale e l’ampliamento dell’offerta formativa per rafforzare le competenze del personale responsabile dell’accoglienza.
“La strada da percorrere è ancora molta - concludono Nadia Zenato ed Elvira Bortolomiol - per aumentare l’attrattività dell’ospitalità è necessario un radicale cambio di prospettiva in cantina: da una logica di prodotto è necessario passare a una di servizio, da una visione orientata agli operatori professionali a una diretta al consumatore privato. Per questo gli investimenti economici non bastano: è essenziale acquisire competenze specifiche, che sappiano parlare di prodotto ma conoscano anche il linguaggio dell’ospitalità e siano rivolte al servizio al cliente. Ancora una volta, il punto di partenza non può che essere la formazione”.
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