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CIBUS 2019

Ismea: il fatturato delle imprese alimentari cresce più al Sud che al Nord

Nel Mezzogiorno i settori più dinamici, ma l’elemento di competitività più importante resta il made in Italy in etichetta
Cibus, INDUSTRIA ALIMENTARE, NORD, SUD, Non Solo Vino
L’industria alimentare italiana

C’è una cosa che al Sud cresce più che al Nord: il fatturato delle industrie alimentari, come emerge dallo studio di Ismea, in collaborazione e Federalimentare, sulle 1.526 imprese alimentari dotate di bilancio e fatturato superiore a 10 milioni di euro. Il rapporto presentato a Cibus sottolinea che, sebbene solo il 23% delle aziende medio-grandi si collochi nel Mezzogiorno, dove prevale una presenza ancora massiccia di imprese medio-piccole, negli ultimi tre anni il fatturato dell’industria alimentare è cresciuto di più nelle imprese meridionali (+5,4%) che in quelle del Centro-Nord (+4,4%). Sono molteplici le ragioni del “sorpasso” del Sud, dove nel complesso si contano oltre 344.000 imprese agricole e quasi 34.000 dell’industria alimentare, pari al 18,5% del tessuto imprenditoriale del Sud.
Nel Mezzogiorno operano la maggioranza delle aziende dei comparti più dinamici,
come quello delle conserve vegetali e vi è una buona rappresentatività di comparti con buone performance a livello nazionale, quali lattiero-caseario, vino, salumi e carni. Vi risiedono aziende che lavorano prodotti specifici con una dinamica molto elevata (e maggiore che nel Centro-Nord) in comparti che hanno fatto registrare ottime performance, quali caffè, cioccolato e confetteria (+14%), prodotti da forno (+18%), olio (+21%). C’è maggiore incidenza di imprese di media dimensione (50-250 dipendenti), il cui fatturato è cresciuto più della media sia nel Mezzogiorno (+7,5%) sia nel Centro-Nord (+8,7%). Ci sono imprese più giovani (con meno di 25 anni di attività), in genere più dinamiche, che hanno realizzato una crescita a due cifre del fatturato (+12% contro il +8% nel Centro-Nord).
Uno degli elementi di competitività è rappresentato dal prodotto “made in Italy” e di fatto il 55% di un campione di imprese intervistato prevede nella propria strategia di comunicazione la dicitura “100% italiano”. Dal 2015 al 2018, inoltre, il mercato dell’UE è aumentato per oltre il 70% degli intervistati, e oltre il 50% delle imprese ha visto aumentare la propria quota di mercato soprattutto grazie alla leva della qualità e del made in Italy, da difendere e valorizzare, obiettivo comune, da Nord a Sud. Permangono, tuttavia, fattori limitanti come il minore grado d’innovazione tecnologica, riscontrabile anche dal livello più basso di immobilizzazioni immateriali e finanziarie, e la forte dipendenza da fonti esterne di finanziamento che rende difficile l’accesso al credito per ulteriori investimenti.

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