A vincere è l’Alto Adige con il Sauvignon Oberberg Alto Adige Doc della Tenuta Kornell di Settequerce, una realtà con oltre 700 anni di storia alle spalle, dal 1927 di proprietà della famiglia Brigl e, dal 1996, gestita da Florian Brigl; posizione n. 2 per il Sauvignon Arthur Rainer Alto Adige Doc di Seeperle a Caldaro, una delle perle bianchiste della realtà guidata dalla famiglia Rainer che si affaccia sul Lago di Caldaro; e, a chiudere il podio, la Cantina Bozen, cooperativa vinicola fondata nel 1908 e che oggi conta 224 soci viticoltori, e che sale sul terzo gradino del podio, con il Sauvignon Greel Alto Adige Doc. Sono i “top” del “Concorso del Sauvignon d’Italia” n. 7 di Penone, promosso dall’Associazione Sauvignon Alto Adige, che ha sommato l’iscrizione di 85 Sauvignon, annata 2023, provenienti da sei regioni vinicole ma che ha visto la netta affermazione delle espressioni di questo vitigno in arrivo dall’Alto Adige.
I vini partecipanti, per la prima volta, sono stati giudicati da un comitato di cinque specialisti di vini Sauvignon, tra cui il Master of Wine Andrea Lonardi. I vincitori sono stati proclamati, oggi, nella Cantina nella Roccia del Centro di Sperimentazione di Laimburg, in Alto Adige.
La degustazione, spiega una nota, ha evidenziato la notevole evoluzione dei Sauvignon: i vini pieni di carattere, rari nei primi anni del concorso, oggi rappresentano la norma, soprattutto ai vertici della classifica. Per Andreas Kofler, presidente del comitato organizzatore del concorso, e presidente Consorzio Vini Alto Adige, “tutti i vini piazzati ai primi posti dimostrano che un Sauvignon può, e deve, rispecchiare il suo terroir con autenticità. La performance dei produttori altoatesini evidenzia la grande competenza dei nostri viticoltori ed enologi confermando che il loro impegno dà frutti concreti, anche nel confronto con i vini di altre regioni”. “Si riconosce immediatamente la provenienza dei vini, data dallo stile inconfondibile caratterizzato dal terroir”, ha concluso Peter Dipoli, vice presidente del comitato organizzatore, che ha sottolineato la rilevanza dei vini autentici: “uno stile orientato al mercato può essere prodotto ovunque, il terroir, invece, è inconfondibile. I Sauvignon non dovrebbero avere lo stesso sapore a prescindere dalla loro provenienza, pertanto la tecnica in cantina, essendo ripetibile, non deve incidere troppo sul vino”.
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