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AGRICOLTURA ALTERNATIVA

La seconda giovinezza della canapa italiana. Ma ora serve uscire dalla giungla di norme e controlli

In 5 anni aumentati di 10 volte i terreni coltivati (4.000 ettari), per un giro d’affari di 40 milioni. Coldiretti: necessario uniformare le leggi
CANAPA, Coldiretti, Non Solo Vino
I mille usi della canapa

Fino agli anni Quaranta del Novecento, prima dell’industrializzazione che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche e la campagna internazionale contro gli stupefacenti, l’Italia ne era il secondo maggior produttore al mondo dietro all’Unione Sovietica, con quasi 100.000 ettari: parliamo della canapa, che oggi sta vivendo una seconda giovinezza e nel giro di cinque anni, sottolinea la Coldiretti, ha aumentato di dieci volte i propri terreni coltivati, superando i 4.000 ettari da Nord a Sud della penisola, dal Piemonte alla Puglia, dal Veneto alla Basilicata, dalla Lombardia al Friuli Venezia Giulia fino alla Sicilia e alla Sardegna. Un vero e proprio boom su più fronti, dall’alimentare alla medicina, dall’abbigliamento alla cosmetica, per un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro. Ma per continuare a far crescere il settore occorre uscire dalla giungla di norme e controlli e uniformare la legge a livello nazionale al di fuori di singole interpretazioni di carattere locale, osserva la Coldiretti dopo il primo tavolo di filiera della canapa che ha coinvolto i ministeri di Politiche agricole, Interno, Giustizia, Sviluppo Economico e poi Agenzia delle Dogane, Arma dei Carabinieri, Crea, Ismea, Agea e tutti gli attori del comparto.
In commercio, ricorda la Coldiretti, si trovano dai biscotti e dai taralli al pane, dalla farina all’olio, ma c’è anche chi la usa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra. Dalla canapa si ricavano inoltre oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c’è chi ha utilizzato la cannabis per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet per il riscaldamento, che assicura una combustione pulita.

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