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GLOBALIZZAZIONE

L’asiatica Nuo Capital punta Bialetti. Ma Mokavit lancia l’appello: “difendiamo la moka”

Gianni Vittoni, fondatore dell’azienda piemontese: “ la moka, un simbolo del made in Italy da difendere. Rimanga legata alle sue radici italiane”
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Gianni Vittoni, fondatore dell’azienda piemontese Mokavit (ph: Facebook/Mokavit)

Disegnata nel 1933 da Alfonso Bialetti, la moka è diventata un rito quotidiano, prima per le famiglie italiane, e poi per quelle del mondo, conquistate dalla sua bellezza, praticità, e da quel “gorgoglio” subito seguito dal profumo intenso che anticipa l’uscita del caffè, una visione quasi ipnotica, con il suo lento scendere prima di diventare calore tattile nella tazzina, e di trasformarsi in gusto. Un’esperienza dei cinque sensi racchiusa in un oggetto formidabile di design, sulla cui “culla”, un pezzo di storia del made in Italy, ovvero la Bialetti Industrie, avrebbe messo gli occhi la società cinese, o meglio di Hong Kong (ma di diritto lussemburghese), Nuo Capital (e Bialetti ha confermato negoziati con potenziali investitori, precisando che però non è stato raggiunto o sottoscritto “nessun accordo vincolante”). Una prospettiva che a molti non piace. Tra cui Gianni Vittoni, fondatore di Mokavit, azienda piemontese specializzata nella produzione artigianale di moke di alta qualità interamente realizzate in Italia, che lancia un appello: “la moka, un simbolo del made in Italy da difendere. Siamo pronti a ridare vita alla produzione locale, creare nuovi posti di lavoro e riportare in auge la tradizione che un tempo ha fatto grande il nostro territorio”.
“Con un profondo senso di responsabilità e amarezza, apprendiamo della possibile acquisizione del rinomato marchio Bialetti da parte di una proprietà cinese. Questa notizia, che sta scuotendo il panorama nazionale - afferma Vittoni - non rappresenta solo un ulteriore capitolo di una storia che rischia di spezzarsi, ma anche una grande sfida per il nostro Paese, che rischia di perdere uno dei suoi simboli più riconosciuti nel mondo: la moka. È un altro duro colpo per la manifattura italiana, che da tempo sta affrontando crescenti difficoltà nel mantenere il controllo sui suoi marchi storici”. Con una produzione locale che coinvolge fornitori e artigiani entro un raggio di 15 chilometri, Mokavit, spiega una nota, “intende rilanciare l’industria manifatturiera italiana, creare nuovi posti di lavoro e preservare un’eredità culturale che rischia di scomparire”.
“La moka non è solo uno strumento per preparare il caffè, ma un pezzo della nostra storia e identità. Riteniamo fondamentale che questo simbolo rimanga legato alle sue radici italiane, espressione di qualità, autenticità e tradizione. La nostra missione è chiara e incrollabile: difendere la moka, difendere il made in Italy e tutti i valori che abbiamo ereditato dai grandi maestri artigiani e che continueranno a essere il nostro faro, guidandoci verso il futuro”. Mokavit, spiega ancora l’azienda, ha scelto la fenice come proprio emblema, a rappresentare la resilienza e la capacità di rinascere. “Con questa filosofia, Mokavit si propone non solo di preservare il patrimonio della moka, ma anche di trasformarlo in un elemento chiave per il futuro del made in Italy. L’obiettivo non è solo salvaguardare un prodotto, ma riaffermare l’importanza della qualità artigianale italiana in un mondo sempre più dominato dalla produzione di massa e dalla standardizzazione. Mokavit vuole essere ambasciatrice di una cultura del caffè autentica, restituendo alla moka il prestigio che merita”.

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