La Russia, nonostante la guerra, per potenzialità e disponibilità economica, aspetto rilevante per il mercato dei fine wines, è sicuramente un “player” importante anche per il vino italiano tanto che, dopo una frenata complessiva nel 2023 sul fronte dell’export, nei primi due mesi 2024 è ripartito a gonfie vele, registrando la migliore performance (+120%) tra i vari Paesi che acquistano vino dai produttori del Belpaese. Adesso, però, va considerato lo scenario dei prossimi mesi con delle novità significative che si sono già avviate: ad iniziare dalla produzione di prodotti vitivinicoli “domestici”, che, nella Federazione Russa, nel periodo gennaio-aprile 2024, è aumentata di quasi il 30% sullo stesso periodo del 2023, come affermato da Irina Fedina, vice direttrice del Dipartimento dell’Industria Alimentare e di Trasformazione del Ministero dell’Agricoltura della Russia, nella “Russian Retail Week”, come riporta il quotidiano Kvedomosti.
Un “boom” trainato dagli spumanti (+14%) con i nuovi vigneti che aumenteranno, nel 2024, di almeno 6.000 ettari, sullo stesso livello dell’anno precedente. E poi c’è il capitolo dei dazi, già affrontato su WineNews, che potrebbe cambiare radicalmente lo scenario globale. Una decisione, quella di aumentare al 200% il dazio all’importazione per i vini provenienti dai Paesi della Nato, che non è ancora stata presa, ma che se fossa approvata genererebbe una aliquota proibitiva. A marzo, riporta il sito specializzato russo Agroinvestor, l’Associazione dei Viticoltori della Russia (Avvr) ha proposto dazi all’importazione del 200% sul vino dei paesi della Nato come misura per proteggere il mercato russo.
Ma se i dazi sembrano essere uno scenario realmente possibile, sull’entità dell’aliquota non è ancora detta l’ultima parola. Nella “Russian Retail Week”, il direttore esecutivo Avvr, Alexei Plotnikov, ha sottolineato che l’aumento dei dazi all’importazione è una contromisura, poiché le aziende occidentali avevano precedentemente annullato la cooperazione con la Russia nell’ambito di contratti già pagati per la fornitura di attrezzature e prodotti fitosanitari per i viticoltori russi, nell’ambito delle sanzioni. Allo stesso tempo, Nikita Kuznetsov, direttore del Dipartimento per lo Sviluppo del Commercio Interno del Ministero dell’Industria e del Commercio ha chiesto un aumento della quota di vino russo nel segmento di prezzo superiore a 601 rubli (6 euro ai cambi attuali, ndr). La quota di mercato del vino importato, in Russia, è del 68%, e l’obiettivo è quello di far “penetrare” maggiormente il vino russo nei canali nazionali.
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