Oltre seicento anni nella produzione di vino e oltre seicento anni di mecenatismo nell’arte: in pochi al mondo possono vantare un connubio così forte, come i Marchesi Antinori. E che ha inizio a Palazzo Antinori a Firenze, simbolo del Rinascimento, disegnato dall’architetto Giuliano da Maiano, allievo del Brunelleschi, al tempo di Lorenzo Il Magnifico, che ne caldeggiò l’acquisizione, nel 1506, a Niccolò di Tommaso Antinori, iniziatore della “fortuna” di famiglia, e committente di capolavori come la Lunetta della “Risurrezione di Cristo” (oggi di proprietà del Brooklyn Museum of Art di New York, ma recentemente restaurata e fatta tornare in mostra in Italia dagli stessi Antinori, ndr), che lo raffigura con lo stemma di famiglia, entrambi opera di Giovanni della Robbia. Al Ghirlandaio si deve invece l’“Ultima Cena”, tesoro dell’arte italiana a Badia a Passignano (restaurato anni fa, sempre grazie agli Antinori), fondata prima dell’anno Mille, come testimonia il poeta Pietro Aretino, e nelle cui storiche cantine Antinori continua a produrre vino come avviene da secoli, anche quando vi soggiornò il grande scienziato Galileo Galilei. E se il legame con l’arte moderna sono i quadri dei Macchiaioli, come quelli del pittore Egisto Ferroni, custoditi nella stessa Bolgheri che vi è ritratta, si arriva fino ad Antinori nel Chianti Classico, il “Palazzo del nuovo Millennio” e la cantina più bella del mondo, firmata dall’archistar Marco Casamonti (n. 1 della “World’s Best Vineyards 2022”), nel cuore di un paesaggio del vino così bello da sembrare dipinto, sfondo delle opere dei più grandi artisti, nella stessa epoca in cui ha inizio il legame della famiglia con questo territorio, con l’ingresso di Giovanni di Piero Antinori nell’Arte Fiorentina dei Vinattieri nel 1385, pioneristicamente riconosciuto nel 1716 dal bando del Granduca di Toscana Cosimo III, il cui “Depositario Generale” era Antonio Antinori, e oggi candidato a Patrimonio Unesco. Ed è qui che la secolare tradizione di collezionismo di Marchesi Antinori attraverso 26 generazioni, prosegue con l’arte contemporanea grazie all’“Antinori Art Project”, che ha svelato “La fanciulla del West, 2023”, nuova opera commissionata all’artista italiana Elisabetta Benassi che arricchisce la collezione di famiglia, esposta nella cantina d’autore.
Una collezione in continuo arricchimento grazie proprio all’“Antinori Art Project”, la piattaforma di interventi in ambito contemporaneo, realizzata in collaborazione con curatori affermati, che si rivolge ad artisti della scena internazionale contemporanea commissionando opere inedite per la cantina Antinori nel Chianti Classico (dove hanno trovato collocazione i dipinti, le ceramiche e gli antichi manoscritti di Palazzo Antinori, per renderli fruibili al pubblico). E tra le quali quella di Elisabetta Benassi, artista poliedrica erede della tradizione concettuale le cui opere sono state esposte alla Biennale di Venezia e in mostre e personali in tutto il mondo (visitabile dal 17 giugno), accanto a nomi di grandi artisti che negli anni hanno firmato le opere esposte nella cantina d’autore - come Yona Friedman, Rosa Barba, Jean-Baptiste Decavèle, Tomàs Saraceno, Giorgio Andreotta Calò, Nicolas Party, Jorge Peris, Stefano Arienti e Sam Falls - è solo l’ultima committenza, a cura di Ilaria Bonacossa, in mille anni di storia. Ispirandosi alla storia della famiglia Antinori, l’artista ha trasposto in un tappeto il telegramma originale, conservato nell’Archivio Antinori, che nel 1910, il celebre compositore toscano Giacomo Puccini inviò al Marchese Piero Antinori - del quale era un ospite habitué a Bolgheri - per annunciargli il trionfo della Prima della sua opera lirica “La Fanciulla del West” alla Metropolitan Opera di New York, diretta dal grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini, e che testimonia i legami della famiglia fiorentina con la cultura italiana.
Simbolo del legame profondo che sin dal Trecento lega la famiglia Antinori alla passione per le arti, alle quali ha affidato il compito di raccontare i suoi valori e la sua storia, e naturalmente all’arte di saper trasformare i frutti della terra in grandi vini, nella cantina Antinori nel Chianti Classico, come nelle altre storiche Tenute del miglior marchio del vino mondiale (n. 1 della “The World’s Most Admired Wine Brands” 2023), che abbraccia i maggiori territori del vino italiano, dal Chianti Classico a Bolgheri, da Montalcino alla Maremma, dall’Umbria alla Franciacorta, dalle Langhe al Friuli, fino in Puglia, nascono vini che sono il “medium” per raccontare al mondo la bellezza dell’Italia, riconoscibili e capaci di valorizzare i diversi terroir e il loro legame con le comunità, la cultura e la natura dei territori, secondo una filosofia produttiva “esportata” anche nel Nuovo Mondo, tra i vigneti della Napa Valley in California.
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