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AGRICOLTURA

Occhio all’etichetta: i prodotti italiani sono tre volte “più sani” di quelli stranieri

Dal report del Ministero emerge che gli alimenti importati hanno una presenza irregolare di residui chimici più che tripla rispetto a quelli italiani
AGRICOLTURA, Coldiretti, MADE IN ITALY, SICUREZZA ALIMENTARE, Non Solo Vino
L'agricoltura italiana, la più sicura

Il made in Italy è anche sinonimo di sicurezza? Risposta affermativa, se si considera l’ultimo report del ministero della Salute sul “Controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti”, analizzato da Coldiretti. Sugli alimenti importati è stata infatti individuata una presenza irregolare di residui chimici più che tripla rispetto a quelli italiani con i pericoli che si moltiplicano per gli ortaggi stranieri venduti in Italia che sono “oltre otto volte più pericolosi della media dei prodotti nazionali”.Sui 10.737 campioni di alimenti (ortofrutta, cereali, olio, vino, baby food e altri prodotti) analizzati per verificare la presenza di residui di prodotti fitosanitari oltre il limite consentito, appena lo 0,6% dei campioni di origine nazionale è risultato irregolare, ma la percentuale si moltiplica tre volte tanto (1,9%) se si considerano solo gli alimenti di importazione e tra questi il record negativo è fatto segnare dagli ortaggi provenienti dall’estero con il 4,9%. Numeri che si rivelano “un assist” ad acquistare i prodotti tricolori, anche se il trend va già in questa direzione: l’82% degli italiani (indagine Coldiretti/Ixè), privilegia nel carrello alimenti del nostro Pese per sostenere l’occupazione e l’economia nazionale in un momento particolarmente difficile a causa dell’emergenza coronavirus. Coldiretti ha sottolineato il primato del made in Italy nella sicurezza alimentare a livello internazionale ed europeo ma esprime preoccupazione per “la presenza sul territorio nazionale di alimenti di importazione con elevati livelli di residui. In particolare nell’ortofrutta quasi un ortaggio straniero su 20 venduti in Italia è fuorilegge per il contenuto di residui chimici”. Tra gli alimenti importati che sono risultati irregolari ci sono fragole, arance, i melograni, frutta di vario tipo e poi pomodori, peperoni, carciofi, riso bianco, lenticchie, fagioli secchi. Come fare per difendersi? Un aiuto importante arriva dalle etichette dove è indicato il Paese di origine di tanti prodotti che poi finiscono nel carrello dei consumatori.
Ma non bastano le etichette a fare chiarezza, per il presidente Coldiretti Ettore Prandini, che ne richiede l’estensione a tutti gli alimenti togliendo in Italia anche il “segreto sui flussi commerciali”, è necessario “che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute”. L’agricoltura italiana è la più green d’Europa con 5.155 prodotti alimentari tradizionali censiti, 304 specialità ad indicazione geografica riconosciute a livello comunitario a cui va aggiunto 524 vini Dop/Igp e quasi 60.000 aziende agricole biologiche. Un patrimonio da difendere, con il Belpaese che paga la riduzione del grado medio di autoapprovvigionamento dei prodotti agricoli che secondo l’analisi della Coldiretti è sceso al 75%. L’Italia dipende dall’estero per quasi tutti i prodotti agricoli ad eccezione solo di vino, frutta e carni avicole. “L’allarme globale provocato dal Coronavirus - conclude Coldiretti - ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo e delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma ne sta però mettendo a nudo tutte le fragilità sulle quali è necessario intervenire con un piano nazionale per difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali”.

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