- Dopo la scarsa vendemmia australiana 2007, quella di quest’anno dovrebbe essere in ripresa, con un +20-25%. L’aumento si rivela in particolare nelle zone fresche dove si verifica un incremento anche del 40%. Il territorio di Murray-Darling che produce il 60% della totale produzione australiana - quella maggiormente destinata ai “brands” conosciute - è in netta ripresa grazie alle piogge registrate nel novembre e dicembre. Secondo la Awbc (Australian Wine & Brandy Corporation) la stima per la vendemmia 2008 sarebbe di 1.550 milioni di tonnellate contro le 1.397 milioni di tonnellate registrate nel 2007, comunque sempre meno della vendemmia 2005 che ha registrato 1.925 tonnellate.
- Anche la Nuova Zelanda promette una vendemmia “da record” per il 2008: la stima della produzione in volume si aggira tra i 225,000 e 245,000 tonnellate. Secondo “New Zealand Winegrowers chief executive officer” Philip Gregan l’incremento nell’export dei vini del 2007 è cresciuto del 24% pari in valore a $761 milioni, con un incremento in volume del 30% pari a 84 milioni di litri. Per il 2010, si prevede un incremento di $1 miliardo in valore.
- Secondo la rivista di settore giapponese, Wands, il Giappone è in preda ad una recessione che ravviva l’interesse nella produzione di vino locale che, nel 2007, ha visto un incremento del 2/3%. Il “nazionalismo” giapponese non è solo la corrente che spinge verso il consumo nazionale del vino locale, ma anche quello del consumo di prodotti sempre più “naturali” come vino “sulphur-free” (senza solfiti) e vino biologico sono i vini che stanno incrementando secondo le vendite di mercato. Ma attenzione, secondo “Wands”, non tutto il vino “torbido” che viene venduto come prodotto naturale, proveniente dall’Italia o dalla Francia sarebbe un prodotto veramente “naturale”. Questo fenomeno del “ritorniamo alle radici della natura” in un Paese così fortemente industrializzato non è del tutto coerente. Oggi i paesi che esportano vino al Giappone rischiano di essere “bocciati” per i loro vini “cristallini”. Le tipologie in crescita sul mercato giapponese sono lo Champagne, con un aumento del 4-5%, e la caduta maggiore si verifica nel Beuajolais Nuveau, che cede del 20%.
- Due “guru” del mondo del vino anglosassone, Jancis Robinson e Oz Clarke hanno attaccato apertamente la produzione di vino che usa le bottiglie di vetro che “pesano”. La Robinson, sul suo sito www.jancisrobinson.com, ha lanciato una campagna dove invita i consumatori di vino a denunciare i produttori che usano un “packaging” esageratamente pesante in termini di vetro. Secondo l’organizzazione British Glass, il vetro di una bottiglia di vino mediamente pesa circa 500 grammi e se si riduce l’uso “esagerato” di vetro boicottando le bottiglie pesanti - utilizzando vetro leggero, si potrebbe risparmiare circa 20.000 tonnellate di vetro all’anno solo in United Kingdom. Un accordo di un uso più leggero di vetro nel packaging è già stato fatto con diversi grossi “brands”, un concetto meno facile da ottenere con le aziende di “prestigio”, ma che, secondo Clarke, è una mossa necessaria per chi ha una coscienza per un corretto comportamento verso l’ambiente. Non solo, ma vetro più leggero vuol dire meno spese nell’esportazione.
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