Ottenuto dalle uve dei vigneti di proprietà di Treiso (Cascina Il Bricco, San Stefanetto e Bongiovanni) e di San Rocco Seno D’Elvio (Rocche di Massalupo), il Barbaresco di Pio Cesare (che dal 2017 ha il nome di “Pio” per non sentirlo più chiamare “Barbaresco annata”) matura in legno grande e barrique per 30 mesi. La versione 2019 profuma di frutti di bosco maturi, cenni erbacei, toni di spezie e lampi balsamici. In bocca, il sorso è solido e compatto, dallo sviluppo ampio e dal finale ben profilato, di nuovo con i frutti e le spezie protagonisti. L’attuale centralità che riveste l’azienda con sede ad Alba è merito in massima parte di Pio Boffa, recentemente scomparso. Ma a continuarne con la medesima determinazione la lunga e fortunata storia, oggi ci sono il cugino Augusto, il nipote Cesare Benvenuto e la figlia Federica Rosy, che con la stessa passione proseguono nel solco di una tradizione ormai consolidata, partendo dai 75 ettari a vigneto ed arrivando ad produzione complessiva di 420.000 bottiglie. I pilastri, in termini di etichette, sono rappresentati dai Barolo e dai Barbaresco (anche se la gamma delle etichette aziendali comprende Barbera, Dolcetto, Grignolino, Gavi e Moscato), che ormai si muovono su un confortante e robusto spessore qualitativo e sono capaci di espressioni coerenti e centrate del proprio territorio d’appartenenza, molto spesso toccandone i vertici produttivi.
(fp)
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