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QUANDO LA BANCA DIVENTA UN’ENOTECA DI LUSSO: DOPO QUELLO DEI SIMPLY RED DEBUTTA “EN PRIMEUR” AL BANCO DI SICILIA IL VINO GRIFFATO CASTELLO DI FONTERUTOLI

Dopo il recente e clamoroso successo di vendita dei certificati “en primeur” - con cui il vino è distribuito come un qualsiasi prodotto creditizio - del Nero d’Avola di Mick Hucknall, voce e anima del gruppo rock Simply Red, da parte del Banco di Sicilia (terminata con 20 giorni d’anticipo per esaurimento scorte), la banca siciliana lancia la vendita dei certificati “en primeur” di una delle aziende toscane più importanti in assoluto: Castello di Fonterutoli. La vendita conterà su 1.000 certificati per un totale di 6.000 bottiglie, vendute in casse da sei al prezzo di 250 euro, in esclusiva mondiale dai 522 sportelli che il Banco di Sicilia conta in tutt’Italia. I vini scelti per questa speciale vendita sono i più importanti del marchio toscano: il “Siepi” e il Chianti Classico “Castello di Fonterutoli”. Il primo è uno dei Supertuscan più acclamati e l’altro è forse il miglior Chianti Classico in commercio. Ad innalzare ulteriormente il valore delle bottiglie l’annata prescelta: il 2004, semplicemente strepitosa per i vigneti di Castellina in Chianti.
Ma questo non è altro che l’inizio del rapporto fra i Mazzei e la Sicilia. Il progetto Zisola - è questo il nome dell’azienda siciliana dove Filippo e Francesco Mazzei sono impegnati in prima persona - sta finalmente prendendo forma. Si tratta di 40 ettari situati nelle vicinanze di Noto, la perla del Barocco siciliano, che entro il 2006 saranno completamente vitati a Nero d’Avola e Syrah. La guida tecnica è affidata all’esperienza dell’enologo “di famiglia”: Carlo Ferrini. Primo vino in uscita nel 2006 (vendemmia 2004). Non è un caso che i fratelli Mazzei abbiano scelto la Sicilia per intraprendere il loro primo progetto “fuori” dall’azienda di famiglia: una regione che ricorda, soprattutto per la sua ricchezza culturale, la Toscana, e che ormai è diventata una sorta di terra promessa del vino, grazie alla vera e propria “rivoluzione culturale” compiuta da produttori quali Planeta, Donnafugata e Tasca d’Almerita.
La scorsa campagna di vendita dei certificati “en primeur” del Banco di Sicilia aveva come protagonisti altri grandi vini italiani: il “Noà” di Cusumano, il “Mille e Una Notte” di Donnafugata, il Nobile di Montepulciano “Asinone” de Il Poliziano, il Chianti Classico “Castello di Brolio” del Barone Ricasoli e il Brunello di Montalcino “Tenuta Nuova” di Casanova di Neri di Montalcino. I vini rappresentati dai certificati “en primeur” del Banco di Sicilia hanno questi requisiti: una produzione limitata, un periodo di invecchiamento in barrique o in grandi botti, una qualità alta e altissima riconosciuta da vari esperti e con una valutazione massima da parte di accreditate riviste e guide di settore relativamente ad almeno un’annata. I certificati sono messi in vendita dopo almeno 6 mesi dalla vendemmia e danno al loro possessore il diritto alla consegna a domicilio e alla data prefissata, da parte dell' azienda vinicola, del quantitativo di vini in esso rappresentato. A fronte dei certificati, il Banco di Sicilia presta garanzia di rimborso dell’importo facciale (cosiddetto “performance bond”) a favore degli acquirenti, nel caso in cui il vino non venisse consegnato alla scadenza.
Negli ultimi anni sono stati numerosi in Italia gli esempi di aziende che si sono affidati alla vendita “en primeur” dei loro vini: il capofila di questa tendenza è stato Angelo Gaja, seguito poi da altre importanti cantine che, con alcune innovazioni, hanno fatto sbarcare le proprie bottiglie nel “mercato finanziario”: da Castello Banfi di Montalcino, la più grande realtà produttiva del Brunello, a Antinori e Frescobaldi, le due storiche griffe toscane.

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