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ZISOLA RADDOPPIA E PRESENTA DOPPIOZETA: ARRIVA LA NUOVA ETICHETTA DELLA MARCHESI MAZZEI DALLA SUA TERRA DI SICILIA

Oggi 27 ottobre sarà presentato, in anteprima, ad un piccolo gruppo di amici siciliani, il nuovo vino di Zisola, la proprietà che Filippo e Francesco Mazzei hanno acquistato agli inizi del 2000 in Val di Noto.
Doppiozeta è il nome del nuovo vino e sta ad indicare con quel doppio che finalmente - dopo 5 anni di studi e confronti sulle potenzialità dell’azienda - decolla il progetto del vino più importante della proprietà.
Doppiozeta va ad affiancare quello che è stato fino ad oggi il solista dell’azienda, Zisola appunto. E se quest’ultimo vino interpreta la sua terra esaltando le note fruttate del Nero d’Avola e proponendosi con un profilo invitante e gustoso, con Doppiozeta si punta all’eleganza, alla profondità, alla complessità aromatica. È sempre Nero d’Avola l’uva presente nella maggior percentuale, la affiancano un 30% di Syrah ed un 10% di Cabernet Franc. La maturazione è affidata a piccoli legni, nuovi per il 50%, ed ha una durata di 16 mesi.
Doppiozeta è un Sicilia Igt, la sua prima annata di produzione è il 2006 - vendemmia di altissimo livello - di cui ne sono state prodotte 10.000 bottiglie.

La scheda - Tutte le proprietà della Marchesi Mazzei
Zisola è situata alle porte di Noto e a dieci chilometri da Avola, la proprietà si estende complessivamente per 50 ettari: le piante di carrubo ed i giardini di agrumi e mandorli sono pennellate di colore tra i 22 ettari di vigneti, tutti impiantati ad alberello, che vedono sfilare accanto al Nero d’Avola anche Syrah, Petit Verdot e Cabernet Franc.
Tutto cominciò a Fonterutoli qualche secolo fa, sei per l’esattezza, quando la bella proprietà terriera che dal cuore del Chianti guarda verso Siena divenne dimora di campagna della famiglia Mazzei, che di Carmignano - altra blasonata zona enologica - erano originari e già esperti nell’arte della viticoltura.
Da allora molte cose sono successe ma fino a poco tempo fa Mazzei voleva dire “solo” Castello di Fonterutoli. Poi la passione per il mondo del vino e la sfida ad un continuo confrontarsi hanno spinto la Marchesi Mazzei ad allargare i propri confini grazie a due altre proprietà dove fosse possibile iniziare ex novo due nuove storie enologiche. Liberi da vincoli, che invece esistono quando si è depositari di un bene come Fonterutoli, che viene da lontano e che ai propri figli si deve trasmettere nella sua integrità, apportando continui miglioramenti e non radicali trasformazioni.
E così nel mondo dei Mazzei accanto alla proprietà nel Chianti Classico sono entrate due aziende situate in altrettanti eldorado della viticoltura italiana: Belguardo nella Maremma toscana e Zisola a Noto, lungo la costa sud orientale della Sicilia.
Mondi, linguaggi, vitigni diversi, che i Mazzei interpretano con sensibilità e rispetto, sempre con l’intento di produrre vini unici e di carattere. Ma andiamo a vedere passo passo.

Il ritratto - Una famiglia del vino, tre aziende, una filosofia produttiva
L’azienda che in modo più compiuto rappresenta la filosofia produttiva della Marchesi Mazzei è naturalmente Castello di Fonterutoli, produttore leader del territorio del Chianti Classico, là dove l’esperienza si è forgiata nel corso di ventiquattro generazioni permettendo di acquisire una consapevolezza solida in fatto di viticoltura. E non a caso raccontando di Castello di Fonterutoli non possiamo parlare solo di una recente impennata di qualità, carisma, investimenti ma dobbiamo ricordare un processo innovativo mai interrotto, che ha visto i Mazzei precursori nella gestione della propria azienda e punto di riferimento per il Chianti Classico.
Solo per restare agli ultimi cinquanta anni, Castello di Fonterutoli fu tra le prime proprietà terriere che si affrancarono dalla mezzadria (1953) trasformandosi da proprietà agricola in una azienda moderna impegnata nel rinnovo dei vigneti, nella sperimentazione dei nuovi vitigni (è del 1975 la prima vigna di Cabernet Sauvignon), nell’uso di piccoli legni per maturare parte dei vini quando la parola barrique in Chianti era ancora sconosciuta. E così via.
Poi il salto di qualità, la scelta di non limitarsi a produrre bene bensì interpretare al più alto livello le potenzialità della propria azienda per una volontà di qualità assoluta da trovare nel bicchiere che prevede lo studio delle singole parcelle della proprietà vitata, in una meticolosa mappatura che individua le micro-zone a maggior vocazione. Il vento nuovo che scuote le vigne al Castello di Fonterutoli soffia a partire dagli anni Ottanta, con l’ingresso in azienda prima di Filippo, poi di Francesco Mazzei. La loro attenzione si concentra nel corso degli anni sullo studio dei cloni di Sangiovese e di selezioni massali all’interno dell’azienda, sul rinnovo dei vigneti, sulla conoscenza delle caratteristiche delle singole parcelle vitate, sugli interventi a difesa delle riserve idriche, sui processi di fotosintesi, sulle vinificazioni separate.
Castello di Fonterutoli è cuore storico del Chianti Classico sia dal punto di vista del territorio (trattati e leggende ebbero qui sede ed origine) sia per la produzione vitivinicola, visto che del “vino del Chianti” - ed è la prima volta che così viene chiamato - un Mazzei scriveva già nel 1398. Non è possibile quindi non tener conto del filo rosso che collega l’azienda al suo importante passato; ma proprio sulla scorta del ruolo di anticipatori svolto da sempre viene spontaneo sottolineare lo sguardo rivolto al futuro, il costante impegno al rinnovamento. Tutto questo nel rispetto di un territorio con i suoi valori, i suoi dettami, le sue denominazioni ed i suoi vitigni, sia quelli autoctoni sia quelli che vengono da lontano ma che in Chianti Classico parlano toscano.
Al di là di tutto il messaggio che parte da Castello di Fonterutoli è la convinzione che una terra così importante può dare vita a prodotti d’eccellenza la cui nota dominante deve essere al tempo stesso l’eleganza e la potenza, la finezza e la concentrazione. Vini che siano sogni indimenticabili.
Ma la sfida non poteva esaurirsi all’interno di un territorio così fortemente connotato dalla propria storia viticola, l’approdo naturale per un toscano se vuole provare la libertà di fare vini eccellenti in un territorio in un certo senso ancora vergine era inevitabilmente la Maremma. Un territorio con una chiara vocazione produttiva ma con espressioni autoctone di una viticoltura - che fa di nuovo riferimento al Sangiovese - in un certo senso “figlia di un dio minore”.
Ma la vista del mare, la storia lo insegna, fa venire voglia di partire di nuovo, di cercare nuovi confini: e allora ecco il lungo salto verso la Sicilia, per certi aspetti più vicina alla Maremma di quanto questa non lo sia alla Toscana continentale, con situazioni assimilabili per andamento climatico, per calura estiva, per vicinanza del mare. Ed anche in Sicilia, nei pressi della Noto rosata al tramonto, di nuovo si ripete il “caso Maremma” con un territorio di chiara tradizione viticola, padre di un vitigno - il Nero d’Avola - che proprio quel territorio identifica ma ancor oggi non ne esalta la vocazione produttiva.
Se Castello di Fonterutoli rappresenta il cuore pulsante, la matrice della Marchesi Mazzei, là dove da generazioni si anticipano le tendenze e le sfide vissute poi dall’intero territorio ma con lo stile che impongono seicento anni di storia, Belguardo e Zisola sono invece gli spazi “liberi” dove ci si può mettere alla prova per interpretare ad alto livello la vocazione di un territorio. Tutto questo mantenendo il carattere familiare nella gestione delle tre aziende: nella filosofia produttiva e nel controllo ma anche nella vita di ogni giorno, si tratti di seguire la vendemmia, di assaggiare mosti e vini nelle varie fasi di produzione, di studiare con i propri collaboratori le soluzioni agronomiche più idonee.
Insomma, una sola famiglia con tre aziende, diversissime tra di loro ma con l’identica vocazione a produrre vini d’eccellenza.

La scheda - Zisola, la sfida siciliana nella patria del Nero d’Avola
Non fu facile trovare in Sicilia quello che Filippo e Francesco Mazzei cercavano accanitamente per dar seguito al loro sogno. Poi nel 2003 fu “scoperta” ed acquistata Zisola nella parte più meridionale della Sicilia orientale, a 2 chilometri o poco più dalla barocca Noto, a 5 da Avola che ha dato il nome al vitigno più famoso di Sicilia. Il clima da quelle parti è quello mediterraneo insulare con inverni miti, estati calde e siccitose, mitigate solo dalle correnti termiche più fresche dovute alla vicinanza del Mare Ionio: una brezza rinfrescante di cui Zisola può godere grazie alla sua altitudine, 90 - 130 metri sul livello del mare, che le permette di trovare calcare e scheletro sassoso, che donano ai vini complessità, finezza, una tessitura fitta ed elegante.
L’azienda racchiude in sé le potenzialità ancora inespresse di questo angolo d’Italia: incastonata in un magnifico scenario naturale, ha il suo cuore operativo in due bagli e tutt’intorno si estendono i circa cinquanta ettari della proprietà. Le piante di carrubo ed i giardini di agrumi e mandorli sono indimenticabili pennellate di colore che si alternano ai vigneti, tutti impiantati ad alberello, 5.500 piante ad ettaro. Prevale il Nero d’Avola, lo affiancano Syrah e altri vitigni a bacca rossa.
Ma più che un’acquisizione aziendale quello di Zisola è ancora una volta un progetto territoriale, che inserisce l’attività produttiva in un territorio dall’identità forte ma non ancora del tutto sviluppata e ne esalta il vitigno storico.

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