In attesa di capire cosa succederà davvero con la minaccia dei dazi Usa, tra chi denuncia i primi effetti con spedizioni dall’Europa bloccate, chi già grida al disastro, chi predica prudenza, come il presidente Ice, Matteo Zoppas, e mentre la stessa Ue ha preso tempo rinviando di un paio di settimane l’entrata in vigore (prevista, inizialmente, per il 2 aprile) dei dazi ritorsivi sui prodotti americani in risposta ai dazi Usa su acciaio e allumino Ue, le varie organizzazioni di produttori sono al lavoro per perorare la causa del vino tra le due sponde dell’Atlantico, ribadendo che i dazi non piacciono proprio a nessuno e che sarebbero un danno per tutti. Un coro a cui ora si unisce la voce dei membri della Wine Origins Alliance, che riunisce 34 organizzazioni da 9 Paesi tra Asia, Europa, Nord America ed Oceania (con 100.000 membri tra viticoltori e cantine, che generano più di un milione di posti di lavoro e 8 miliardi di dollari di export enoico su scala mondiale), e che nei giorni scorsi, ha scritto due lettere ai rispettivi Governi (a quello Usa e alla Commissione Ue, ndr) per dire di no alla diatriba commerciale. “Il vino è un prodotto sostenibile che promuove il benessere economico, sociale e culturale delle persone e del pianeta - scrivono le regioni del Woa - e promuove la pace e la prosperità, considerato il ruolo che, storicamente, lo ha visto riunire nazioni in momenti di comprensione reciproca su scala internazionale. Il vino dovrebbe unirci, non dividerci”.
Una delle due lettere è stata indirizzata proprio al Commissario Europeo per il Commercio, Maroš Šefčovic, firmata da consigli, consorzi e associazioni del vino di 11 territori del vino tra Francia, Spagna, Italia, Portogallo ed Ungheria (Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux, Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne, Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne, Consorzio Vino Chianti Classico, Syndicat des vins Côtes de Provence, Instituto dos Vinhos do Douro e do Porto, Consejo Regulador del Vino de Jerez, Inter-Rhône, Consejo Regulador de la Denominación de Origen Ribera del Duero, Consejo Regulador de la Denominación de Origen Calificada Rioja e dal Council of Tokaj Wine Communities), mentre l’altra è stata inviata all’Ambasciatore Jamieson Greer, rappresentante al Commercio per gli Stati Uniti, ed è stata sottoscritta da membri provenienti da ben 17 regioni vitivinicole statunitensi degli Stati di California, New York, Michigan, Washington, Oregon, Missouri, Texas e Virginia (Finger Lakes Wine Alliance, Leelanau Peninsula Wine Trail, Livermore Valley Winegrowers Association, Long Island Wine Country, Missouri Wine & Grape Board, Monterey County Vintners & Growers Association, Napa Valley Vintners, Old Mission Peninsula Wine Trail, Oregon Wine Board and Oregon Winegrowers Association, Paso Robles Wine Country Alliance, Santa Barbara Vintners, Sonoma County Vintners, Texas Wine Growers, Virginia Wineries Association, Walla Walla Valley Wine Alliance, Washington State Wine Commission and Washington Wine Institute e Willamette Valley Wineries Association), che rappresentano poco meno del 90% di tutte le cantine negli Usa.
Le lettere richiamano “i rispettivi Governi ad evitare l’imposizione di tariffe sul vino come parte di più ampi negoziati sul commercio sulla base dei recenti sviluppi - si legge sul sito della Woa - i membri chiedono a Stati Uniti ed Unione Europea di lavorare insieme, trovando percorsi comuni che eliminino o abbassino le tariffe sul vino, piuttosto che alzarle”. Se, in entrambi i casi, la premessa è semplice ed è quella di una chiara “opposizione alle tariffe sui prodotti vinicoli, indipendentemente dalla loro regione di provenienza”, sulla sponda europea dell’Atlantico si chiede al Commissario Šefčovic di non imporre tariffe sul vino americano come contromisura ai dazi statunitensi sull’importazione di acciaio ed alluminio Ue, mentre a Greer viene chiesto di “escludere i prodotti enoici ed alcolici da qualsiasi futura azione commerciale che gli Stati Uniti potrebbero intraprendere verso l’Unione Europea. Usa ed Ue sono i principali produttori di vino al mondo, con un export 2024 collettivo che supera i 28,5 miliardi di dollari a valore. Il mercato Ue è molto importante per gli esportatori di vino statunitensi e qualsiasi ritorsione significativa da parte dell’Unione Europea nei confronti dei produttori Usa potrebbe metterli in una situazione critica”.
Tutte e 28 le regioni che hanno partecipato nella stesura del documento aggiungono che, nonostante il loro rapporto di competizione all’interno del mercato globale del vino, ognuna è favorita da una competizione giusta e libera, mentre, in questo ultimo periodo, l’imposizione e la minaccia di dazi è causa di enorme preoccupazione ed incertezza per tutti i membri Woa, senza considerare il fatto che questi non solo danneggiano clienti e produttori, ma anche tutta una serie di figure ed imprese legate al mondo enoico tra cui distributori, dettaglianti e ristoratori. “In particolar modo - viene sottolineato nelle due lettere - i dazi avrebbero un impatto smisurato su micro, piccole e medie aziende che, insieme alle regioni vitivinicole nelle quali lavorano, partecipano alla crescita del turismo e incidono sull’economia e sull’occupazione all’interno di settori correlati, ma non solo”.
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