La capacità di riconoscere un profumo del vino, non va per forza di pari passo con la capacità di saperlo poi descrivere. O, in altre parole, è il caso di dire, il linguaggio non sembra avere un ruolo evidente nel riconoscimento degli aromi del vino, la cui memoria non è basata sulla capacità di descriverli. È il risultato di un nuovo curioso studio pubblicato sul “Journal of Experimental Psychology” e condotto da quattro ricercatori delle Università di Utrecht e Radboud (Paesi Bassi) e del Karolinska Institutet (Svezia), che in precedenza avevano scoperto come gli esperti di vino siano più bravi a descrivere il vino che gli esperti di caffè a descrivere il caffè. L’esperimento, dal nome “Wine Experts’ Recognition of Wine Odors Is Not Verbally Mediated”, ha coinvolto in un primo momento 48 partecipanti, metà dei quali esperti di vino (enologi, sommelier e produttori) e l’altra metà neofiti, che hanno annusato 24 aromi, non tutti legati al vino. Ad una metà è stato chiesto di nominare l’aroma il più velocemente e precisamente possibile, mentre all’altra metà è stato chiesto di rimanere in silenzio. Per testare la loro memoria, i partecipanti hanno poi annusato di nuovo i 24 aromi originali insieme ad altrettanti nuovi odori e hanno dovuto indicare quale di questi aromi era già stato annusato in precedenza. I ricercatori hanno scoperto che gli esperti di vino erano più bravi a ricordare gli aromi del vino rispetto ai novizi, ma la capacità di dare un nom a tali aromi non aveva alcun impatto sulle loro risposte.
I ricercatori, poi, hanno condotto un secondo esperimento con altri 146 partecipanti, tra cui 66 esperti di vino. Come nel primo studio, è stato chiesto di memorizzare 10 aromi legati al vino e 10 aromi comuni. Tuttavia, per interferire con la codifica verbale degli aromi, un numero casuale di partecipanti ha dovuto ricordare una serie di cifre a memoria mentre partecipava all’esperimento. Ancora una volta è emersa una migliore memoria degli esperti di vino nel riconoscere gli aromi legati al vino, ma non è stata trovata alcuna prova del fatto che il dare un nome agli aromi migliori la memoria. Anche se questo non vuol dire che la lingua non ha nessuna relazione con la competenza del vino. I ricercatori osservano che il linguaggio potrebbe ancora giocare un ruolo importante nel modo in cui gli esperti di vino acquisiscono la loro capacità di identificare gli odori degli aromi.
“Non abbiamo trovato alcun effetto del linguaggio sulla memoria, ma abbiamo testato un’ipotesi molto ristretta: che per il vino la memoria di lavoro semantica sia responsabile della memoria a lungo termine - spiega Ilja Croijmans, curatore del progetto assieme a Artin Arshamian, Laura Speed e Asifa Majid, a PsyPost.org, testata online specializzata in psicologia e neuroscienze - ed è possibile che il linguaggio formi il pensiero in altri modi. Per esempio, è difficile concepire un modo per allenarsi e fare pratica senza usare il linguaggio. Un’altra cosa che abbiamo scoperto, è che gli esperti di vino hanno un linguaggio e una memoria migliore ma solo per il vino stesso, non per altri odori. Ma non sappiamo quali siano i confini di questo effetto”.
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