Complimenti sinceri, pur se pressoché d’obbligo visti i risultati oggettivi, a questa cantina del fiero Abruzzo. Che nell’ultimo decennio, più o meno, è salita verso l’alto con una continuità davvero ammirevole: parallelamente alla struttura aziendale “in toto” che, per l’appunto da un paio di lustri, fa bella mostra di sé nel contesto chietino. Tutta una famiglia al lavoro, con bell’impegno e altrettanta umiltà; Gianfranco Ulisse e Maria Antonucci, sua consorte, operativi ovunque per comunicare il verbo vitivinicolo professato, quindi i figli: Luigi, alla direzione commerciale, e Antonio a gestire le pratiche enologiche di cantina. Tre vigneti differenziati, a loro disposizione, per ottenere una materia prima seguita con la massima attenzione dall’inizio alla fine: nello specifico venti ettari nei pressi della cantina, tutti a pergola abruzzese, quindi un appezzamento di solo Montepulciano a spalliera, in prossimità di Lanciano (quello ad altitudini più elevate) e infine una terza costola ad Ortona, in prossimità della costa adriatica. Autoctonicità è la parola d’ordine, rappresentata (oltre che dal Montepulciano di cui sopra) da Pecorino, Passerina e Cococciola, artefici di etichette costantemente soddisfacenti. Prova ne sia una delle bandiere enoiche abruzzesi, il Cerasuolo, che con gli Ulisse si manifesta di beva deliziosa: fresco, fruttato, accattivante e ciliegioso.
(Fabio Turchetti)
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