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MATTARELLA RICORDA EINAUDI

Tra i filari di Dogliani, Mattarella ricorda Luigi Einaudi, Presidente vignaiolo ed europeista

Tra i vigneti dove si producono Barolo, Dolcetto e Nebbiolo dei Poderi Luigi Einaudi Mattarella ricorda il primo Presidente della Repubblica d'Italia

“Cercando sempre leale sintonia con il governo e il Parlamento, Luigi Einaudi si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio ogni volta che lo ritenne necessario”. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto ricordare la figura del primo Capo dello Stato d’Italia, eletto dal Parlamento nel 1948e rimasto in carica fino al 1955, nel 70esimo anniversario dell’insediamento, celebrato a Dogliani, dove è sepolto Einaudi, in una cerimonia commemorativa tra i vigneti dove si producono i Barolo, Dolcetto e Nebbiolo dei suoi amati Poderi Luigi Einaudi, acquistati da giovanissimo, e oggi una delle realtà di grande prestigio del vino italiano, guidate dal nipote Matteo Sardagna Einaudi, quarta generazione di famiglia.br>
Piemontese dalla schiena dritta e dal carattere fermo, nativo di Carrù (Cuneo), si trasferì a Dogliani e della terra natia non ne fece solo un “buen ritiro” per la villeggiatura estiva. Qui acquistò un vigneto che divenne nel tempo un’importante realtà vinicola che porta il suo nome e che oggi, con i suoi 60 ettari, vanta una gamma differenziata di vini, e continua ad espandersi con nuovi investimenti: a dicembre 2017 l’azienda ha comprato 1,5 ettari a Verduno, Monvigliero, un’acquisizione che è un importante tassello del progetto di Poderi Luigi Einaudi dedicato al Barolo, un percorso di scelta dei migliori Cru con l’obiettivo di portare sul mercato solo l’eccellenza.
Figura storica ma attuale, di spessore politico ancor più che vinicolo (tra le altre cose, utilizzando barbatelle innestate su piede americano per fermare la filossera, portò di fatto nelle Langhe la viticoltura moderna), perché come ha ricordato ancora il Presidente Mattarella, Einaudi è stato un “europeista e federalista, avvertì fortemente il senso dell’autonomia dell’Europa rispetto al conflitto che opponeva le due superpotenze dell’epoca. Non concepiva l’idea che potesse bastare la protezione degli Stati Uniti d’America a garantire ciò che, a suo giudizio, gli Stati nazionali non erano più in grado di assicurare ai loro cittadini: sicurezza, libertà e benessere. La civiltà europea avrebbe potuto salvarsi dall’autodistruzione soltanto collocandosi nella prospettiva dell’integrazione e perseguendo la via degli Stati Uniti d’Europa”.

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