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Vendemmia 2002: in Italia è andata male per quasi tutti. Un disastro? No. Certo, non un piacere per nessuno!
di Guardiacampo

Ora che i giochi sono praticamente fatti, che di uva sulle piante ne è rimasta davvero poca (approfittando degli sprazzi di buono ottobrino, pur discontinui e fragili anch'essi, com'è stato tutto il trend dell'annata, chi poteva l'ha tirata giù) forse si può cominciare a dire qualcosa, pur sempre di provvisorio - il vino, si sa, si giudica nel bicchiere, e tra la vigna e quello ne passano di cose sotto i ponti... - ma di più sensato sulla vendemmia 2002.

Diciamo subito un grazie, allora. Grazie non tanto a chi, già due mesi fa, si è tuffato sotto i riflettori (ma quanto piacciono a tutti, di questi tempi...) a dire che la vendemmia sarebbe stata un'emerita schifezza, e guai a chi avesse osato asserire il contrario. Ma grazie invece a chi, sommessamente, a cose fatte, a ciclo finito, a danni verificati, a qualità misurata (per quanto si può misurare in pianta, ed è comunque moltissimo, è un valore quasi decisivo) ha detto a chi gli stava vicino, e non in tivvù magari, che non imbottiglierà i cru che l'hanno reso famoso; e forse non imbottiglierà per niente i vini di punta a bacca rossa, quelli che, come tutti sappiamo, spuntano poi i prezzi che noi consumatori abbiamo imparato da qualche anno a patire sorridendo verde, un po' come i vignaioli il tempaccio di quest'annata storta.

A questi signori, nomi anche molto importanti del meglio del rosso made in Italy (non c'è bisogno che ve li faccia io, ora e qui, li verificherete quando i vini usciranno, o meglio "non" usciranno) dobbiamo tanto rispetto e un po' di gratitudine. Le stese cose che ho significato io (e, se siete d'accordo con me, anche nome vostro) ad uno di loro, crema della crema del Barolo, quando mi ha detto: “Ho la fortuna di fare vini che vengono trovati molto buoni, io stesso ne ho francamente orgoglio. E ho il c... che oggi ci sia un mercato che li vuole, e me li finisce, e ne vorrebbe ancora, a 30-40 euro a bottiglia. Posso permettermi mica di giocare con tutto questo... Io non prendo in giro nessuno. Prima di tutto, me”. Un discorso che, con altre parole, altri benemriti, lassù e più giù, in Italia, mi hanno ripetuto.

Su e giù per l'Italia, naturalmente, la vendemmia non è stata uguale. Chiaro, ci sono due modi, sempre, di giudicarla. Ma il primo è quello dei grandi numeri. Della statistica. Che, se è ammesso nelle grandi annate, che magari per qualcuno sono state invece uno sterminio di "bollitura" e siccità (e quante "annate del secolo" globali abbiamo avuto negli ultimi 5 anni prima di questo?) dev'essere ammesso anche in annate come il 2002. Per dire, senza tante storie, che è stata molto cattiva. Meglio, certo, in qualche area (specie a Sud, dove però la doccia scozzese di siccità prima e tornado poi non abbia fatto comunque casino), e magari benissimo per qualche puntiforme realtà, per qualche microzona, per certi bianchi tirati giù al momento e con l'acidità giusta, per quegli spumantisti sulle cui vigne non si è rovesciata l'ira di dio di pioggia e grandine.

Ma, mediamente, non è andata bene per il Nebbiolo, in certe zone come Brunate e Cannubi, colpite dalla grandine ferocemente, soprattutto. Non è andata bene, in genere, per il Sangiovese, chicchi gonfi e poi spaccati in un sacco di posti, e attacchi di muffe alla grande e reiterati. Non è andata bene nemmeno in certe aree della Puglia dove, pensate un po', s'è rifatta viva alla cattiva la peronospora. E, in genere (lo ripetiamo per chiarezza) è andata male per quasi tutti.

Un disastro? No. Certo, non un piacere per nessuno. Ma, in fondo, anche una pausa di riflessione che potrebbe persino essere salutare per un plateau produttivo che:

a) ha accusato dopo anni di vento in poppa quasi "in automatico" le prime stasi pesanti sul mercato interno

b) deve assolutamente interrogarsi sulla sua politica di prezzi

c) vede aumentare le difficoltà sul finora zuccherino mercato estero (Germania in crisi, Usa in mezzo al guado ecc...)

d) finora ha incassato come un professionista di poker di New Orleans piatti sempre più ricchi, ma ha spesso "giocato" da dilettante presuntuoso con le regole del marketing e del posizionamento.

N.B - Questo non vuol dire che non ci dev'essere vino targato 2002, o che sarà certamente tutto uno schifo, o una truffa. Vuol dire solo che a costringere il comparto a confrontarsi con certe verità, dopo che ci abbiamo provato (con pochissimo successo, dato che come dicono dalle mie parti comunque "gli correva l'acqua per l'orto") tutti o quasi noi che ci occupiamo con passione di queste faccende, ci poteva riuscire solo qualcuno moooolto più in alto di noi. E, a quanto pare, lo ha fatto...

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