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VIAGGIO TRA LE ENOTECHE ITALIANE: SI ABBASSA IL RANGE DI PREZZO CHE I CONSUMATORI SONO DISPOSTI A SPENDERE PER UNA BOTTIGLIA DI VINO DI QUALITÀ

Italia
Si abbassa il range di prezzo dei consumatori nelle enoteche

www.winenews.it è andato a chiedere “come vanno gli affari” ad alcune delle enoteche più blasonate e fornite d’Italia, per capire fino in fondo gli effetti della crisi del mercato del vino, ormai conclamata. Effettivamente, il quadro della situazione è a tinte abbastanza fosche, con qualche eccezione, che, per usare un luogo comune, conferma la regola.
Luigi Cotti, titolare da più di 50 anni dell’omonima enoteca di Milano, ha sintetizzato perfettamente il momento attuale: “Le vendite sono molto in ribasso. La clientela sta sempre più ricercando un giusto rapporto qualità/prezzo. Ormai, il prezzo che i miei clienti sono disposti a spendere si situa in un range che va dai 4 ai 10 euro, per i vini “quotidiani”, mentre per quelli speciali non supera i 15 euro. Per questo, le vendite dei “supertuscans”, dei Brunelli, dei Baroli e dei Barbareschi sono praticamante ferme, ad eccezione dei rari casi in cui i prezzi sono equilibrati. Le denominazioni piemontesi e toscane sono ancora quelle più richieste, a patto però che il loro prezzo non sia particolarmente esoso, ma è aumentata moltissimo la richiesta dei vini dell’Alto Adige, che rispetto ai Friulani spuntano sempre un rapporto qualità/prezzo migliore, e soprattutto di quelli sicilani”.
Troviamo sostanzialmente la stessa analisi della situazione, spostandoci in Piemonte, dove i Baroli e i Barbareschi vengono sostituiti dai Dolcetti e dalle Barbere nelle preferenze dei consumatori, visto che - ci racconta Nadia Fracchia, titolare dell’enoteca “Fracchia e Berchialla” di Alba - “si vendono piuttosto bene i vini dal prezzo fra i 5 e i 7 euro, ma già ai 10 si comincia a faticare. Per questo i toscani sono praticamente dimezzati nelle vendite, ad eccezione dei Chianti base, e i miei clienti preferiscono orientarsi verso i vini dell’Alto Adige e della Sicilia”.
Pungente il parere di Stefano del Fiore, coproprietario dell’Enoteca “Calzolari” di Bologna: “Le vendite dei grandi vini sono a “0”, si riesce a vendere soltanto i vini fra i 4 e i 6 euro. Ancora sotto i 15 euro si può bere benissimo, al di sopra si beve altrettanto bene, naturalmente, ma il rapporto qualità/prezzo diventa improponibile. Per questo i “supertuscans”, i Brunelli e i Baroli non si vendono più. E’ la prima volta che mi capita di avere tre annate di “Sassicaia” in enoteca! Il Chianti Classico, poi, è morto e sepolto! Fra i toscani il Morellino si vende ancora bene, perché può contare su un buon prezzo. Ma il vino che tira da matti, di questi tempi, è il Nero d’Avola, insieme ai vini del sud Italia, perché hanno generalmente un giusto rapporto qualità/prezzo”.
Un po’ più a sud non diminuiscono le lamentele. Roberto Visaggio, titolare dell’omonima enoteca di Pescara, ci spiega il momento attuale identificando due responsabili principali: “Fino a dicembre 2003 le vendite andavano abbastanza bene, poi, da gennaio la crisi, con una flessione dell’affluenza dei clienti di circa il 50%, su cui pesa la responsabilità fondamentale dell’euro. Le vendite dei vini toscani invece si sono arrestate, perché costano troppo, mentre quelle dei vini piemontesi sono un po’ meglio. Solo le bottiglie dai 4 ai 10 euro si riescono a vendere agevolmente e il Montepulciano d’Abruzzo è la denominazione più venduta. E poi, i grandi produttori si devono dare una calmata sui prezzi”. Anche nella capitale l’aria che tira è la stessa.
All’Enoteca Bulzoni le vendite hanno subito una sostanziale contrazione e i vini più gettonati sono quelli dai 5 ai 7 euro di prezzo, mentre già a partire dai 10 si incontrano le prime difficoltà di vendita. La Sicilia si rivela la regione preferita anche dai consumatori romani. All’enoteca “La Botte” di Caserta, dopo il periodo natalizio “il calo delle vendite è evidente - dichiara Marco Ricciardi - soprattutto fra i vini di grande pregio, toscani e piemontesi in primis. Restano in testa alle vendite i vini dal costo sui 5-6 euro, soprattutto i campani, ma questa preferenza è da ricollegare ad un certo campanilismo”.
Nicola Picone proprietario dell’omonima bottiglieria di Palermo rintraccia precise responsabilità nella situazione attuale: “non è un periodo dei più brillanti - ci spiega - e le ragioni sono rintracciabili nella difficile e generale contrazione dell’economica e nell’errore dei produttori di impostare le proprie strategie su prezzi molto alti. I clienti premiano infatti i vini entro i 7 euro di prezzo”. A Napoli la situazione sembra cambiare. Secondo Rosario Russo, proprietario dell’enoteca “Partenopea” “l’andamento delle vendite non è sostanzialmente diverso da quello degli anni passati - ci racconta - anche se l’influsso negativo dell’euro, soprattutto psicologico, si fa sentire. I vini più acquistati appartengono alla fascia di prezzo intorno ai 5 euro, per quanto riguarda i vini “da tutti i giorni”, mentre per i prodotti con una marcia in più, i vini più acquistati sono quelli il cui prezzo non supera i 10 euro. Fra i rossi, il nero d’Avola è molto richiesto, mentre tra i bianchi svettano i vini dell’Alto Adige”.
L’Enoteca Solli di Milano denuncia un modesto calo delle vendite, causato soprattutto dalla crisi economica che interessa tutti i mercati. Il Brunello è ancora la denominazione più venduta, anche se la clientela di quest’enoteca preferisce sempre più orientare le proprie scelte su prodotti dal prezzo meno aggressivo (tra i 10 e i 20 euro), privilegiando i vini siciliani e del sud in genere. Nell’enoteca romana “Al Parlamento”, specializzata in vecchie annate, il titolare Gianfranco Achilli esordisce ringraziando il cielo per il mantenimento costante del suo volume d’affari. “Riesco ancora a vendere bottiglie di grande pregio abbastanza bene - ci spiega - e con opportune offerte di vini di buon livello sui 5 euro a bottiglia, ma non al di sotto, riesco a gestire agevolmente anche la vendita dei vini “da tutti i giorni”. Certo, i miei clienti dimostrano di gradire moltissimo i vini da Napoli in giù, siciliani in testa, anche perché conservano un giusto rapporto qualità/prezzo”.
A Firenze, Luca Tarchi, socio dell’enoteca “Bonatti”, dichiara che “le vendite sono abbastanza costanti anche se una flessione, se pure accettabile, si sta facendo notare, soprattutto per Brunello, Barolo e Chianti Classico. La nostra clientela - continua Tarchi - sta rivolgendo il proprio interesse verso le novità e le aziende meno note. Spuntano un alto gradimento i vini di Marche, Umbria, Campania, Puglia e Sicilia. Mentre il Morellino difende i colori della Toscana e il Dolcetto e la Barbera quelli del Piemonte. Fino a qualche tempo fa la soglia che consideravo riservata alle venidte particolari era di 30 euro, adesso è scesa a 20. Predominante l’acquisto dei vini con un prezzo fra i 5 e i 10 euro”.
Franco Pallini

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