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IDEE PER IL DOMANI

“Vino: il futuro è biodinamico”, per Demeter Italia, che ha riunito cantine, buyer e critica

A “Vinitaly 2023”, il focus di chi ha puntato su un metodo che divide, ma che per alcuni è una scelta di vita, aziendale e non solo
CANTINA ORSOGNA, DEMETER, TRIPLE A, VELIER SPA, VINITALY, VINO BIODINAMICO, Italia
I vigneti della Cantina Orsogna, in Abruzzo

Nel grande mondo dei vini “naturali”, il tema del “biodinamico” è quello che, a tutt’oggi, fa più discutere. Per alcuni le idee di “Rudolf Steiner” applicate alla vigna non hanno valore, per altri invece sono più che convincenti, tanto da farne uno stile di vita, produttivo e aziendale. Come raccontano le testimonianze dei produttori e delle cantine protagoniste di “Vino: il Futuro è Biodinamico”, focus firmato da Demeter Italia, la più importante realtà di certificazione in materia, a “Vinitaly 2023”.
Come Federica Camerani dell’azienda Corte Sant’Alda di Mezzane di Sotto, che ha scelto la viticoltura biodinamica “quando ancora non era di moda”, intraprendendo un percorso iniziato da sua madre, Marinella., come ha spiegato nel focus moderato dalla giornalista moderato Francesca Lucifero. L’azienda nasce nel 1986 a conduzione biologica, per diventare nel 2010 la prima azienda veronese certificata Demeter. Secondo la produttrice, il vino biodinamico sta attraversando un percorso di crescita qualitativa e chi lo produce non ha bisogno di “giustificarsi” su apparenti imperfezioni, che vengono apprezzate sempre di più dai consumatori che condividono questa filosofia.
Altra esperienza alla ribalta è quella di Patrick Uccelli, vignaiolo ed enologo dell’azienda agricola Dornach di Salorno, che ha ereditato la cantina da giovanissimo e - dopo aver studiato Steiner e i suoi scritti filosofici - ha deciso di convertirla alla biodinamica, con un obiettivo ben preciso: prendersi cura del sistema del suolo per dare vita alle piante e, di conseguenza, produrre alimenti sani: “la qualità del nostro pensiero è influenzata dal cibo di cui ci nutriamo. Il futuro della biodinamica? Essere veicolo di un prodotto dai contenuti sociali, ambientali e agricoli” ha dichiarato.
A dare il suo contributo anche Camillo Zulli, direttore tecnico di Cantina Orsogna, una comunità con più di 300 vignaioli nel cuore verde dell’Abruzzo, sulle pendici della Maiella. Zulli ritiene importantissimo comunicare il lavoro che si cela dietro alla biodinamica per ridurre il dispendio di energia elettrica e gli sprechi in cantina. Ad oggi, oltre 700 ettari di vigneto sono coltivati con questo metodo, con vini certificati Demeter che subiscono una fermentazione a basse temperature, senza l’uso di solfiti, per un risultato il più naturale possibile. Tra i progetti in essere, il recupero delle vinacce per compostarle e ridarle al suolo.
Le vendite di vini biodinamici? Sono una nicchia, ovviamente, ma in crescita, grazie ad un consumatore più consapevole, come raccontato da Alberto Farinasso, coordinatore Responsabile Velier SpA, azienda di importazione di vini e liquori fondata a Genova da Luca Gargano secondo il manifesto delle “Triple A - agricoltori, artigiani e artisti”. Farinasso sottolinea come la vendita di prodotti biodinamici sia in crescita, grazie ad un consumatore più consapevole. “Anche se il movimento nasce quasi 100 anni fa è estremamente moderno, perché in futuro può aiutare combattere il cambiamento climatico e nutrire in maniera corretta piante, animali e uomini. La formazione nelle scuole in questo processo può acquisire un ruolo fondamentale, per comunicare valori di salute e sostenibilità” ha affermato Farinasso.
“I vini biodinamici, non sono solo un effimero trend di mercato, ma sono capaci di trasmettere emozioni, per la loro ricchezza sensoriale e per l’impegno di chi li produce. L’associazione oggi, durante i propri corsi, dedica un’intera lezione a questo tipo di proposte, riscontrando un crescente interesse degli iscritti”, ha aggiunto Raffaele Fischetti, tra gli autori di “Bibenda” (della Fis-Fondazione Italiana Sommelier) e presidente della Fondazione Italiana Sommelier del Trentino-Alto Adige.
Il futuro del vino biodinamico, dunque, secondo i suoi sostenitori, è roseo: anche se la produzione rimane ancora una sfida, cresce la richiesta da parte del mercato di prodotto sano, che faccia bene all’ambiente e alla natura e questo non può che incoraggiare i produttori e tutti gli operatori della filiera, fino ai comunicatori a fare sempre di più e sempre meglio.

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