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L’ASSEMBLEA

Vino italiano in salute, ma tante criticità da affrontare, tra mercati e politica. Parla Federvini

Il presidente Sandro Boscaini: “Ocm e Comitato Vini le urgenze da affrontare. Ma dobbiamo lavorare di più sul valore aggiunto”
BOSCAINI, FEDERVINI, Italia
Sandro Boscaini, presidente di Federvini

Il vino italiano, tutto sommato, continua ad essere in salute. Ma è severamente vietato abbassare la guardia, con tante criticità da affrontare: mercati sempre più competitivi, una gestione politica e amministrativa che vive di troppi ritardi, rischi come quello dell’aumento dell’Iva che devono essere scongiurati ad ogni costo. Con gli imprenditori e le amministrazioni chiamati ad una comune assunzione di responsabilità e a fare ciascuno la sua parte per uno dei settori trainanti del made in Italy.
È questo, in estrema sintesi, il messaggio di Federvini, riunita in assemblea oggi a Roma, nelle parole del presidente Sandro Boscaini.
Il quadro economico, nel complesso, è positivo.
Dopo un 2017 che ha visto il record delle esportazioni (vini e mosti hanno messo insieme 6,1 milioni di euro, +6,4 sul 2017, secondo le elaborazioni di Federvini su dati Istat), e tornare in crescita, seppur leggerissima, anche il mercato italiano, anche il 2018 sembra procedere sulla stessa strada, con gli spumanti, Prosecco in testa, a fare da traino, mentre i vini fermi continuano a segnare un po’ il passo. “Nel complesso le cose ancora vanno bene - dice a WineNews Boscaini - ma non dobbiamo mai distrarci, mai far calare l’attenzione. Il settore del vino è molto affollato di operatori, italiani e stranieri, sempre più aggressivi e competitivi, e noi abbiamo delle debolezze, dovute al numero eccessivo di operatori, anche molto piccoli, ma con il nostro sistema dei territori, e con la nostra originalità possiamo essere comunque competitivi. Però, va detto che non possiamo vivere di sole bollicine, il cui traino è una cosa fantastica, ma dobbiamo sfruttarlo in positivo, non farle diventare “sostitutive” dei nostri grandi classici, dei nostri vini fermi dei territori, perchè il nostro vino è un treno fatto di tanti vagoni, che deve marciare unito”.
Al netto del mercato, in ogni caso, è evidente che l’impasse politica sicuramente influisce sulle performance del settore, che, di fatto, sta assistendo ad un blocco che si poteva evitare su diversi aspetti, dall’Ocm Promozione ai decreti attuativi del Testo Unico, a partire dall’articolo sui consorzi, dalla legge sull’enoturismo, al comitato vini.
“Sicuramente è stato un anno complicato, dove politicamente ci sono stati troppi “stop & go”, con tempi talvolta dilatati in misura eccessiva - dice Boscaini - e si parla di urgenze vere, sulle quali dobbiamo muoverci di buona lena.
Il tema dell’Ocm promozione, con tutti i suoi ritardi (dopo il caos del 2016 e del 2017, ancora non c’è traccia del bando 2018, ndr) ci toglie competitività rispetto a Francia, Spagna e così via, che operano con i fondi Ocm in maniera veloce e puntuale, cosa che noi non facciamo. E la gestione della divisione dei fondi a livello Regionale perde forza se manca una regia vera a livello nazionale. Dobbiamo fare in modo che il patrimonio di persone, territori e imprese che hanno reso grande l’Italia nel mondo, che l’hanno resa una protagonista indiscussa a livello mondiale, sia considerato, gestito, amministrato come un “unicum”: non si possono continuare ad affrontare percorsi normativi che vedono contrapposti il Ministero delle Politiche Agricole e le Regioni”. Di certo, sul fronte del supporto alle esportazioni, ci sono anche buone notizie, ed in questo senso “guardiamo con soddisfazione lo sforzo straordinario messo in piedi dal Ministero dello Sviluppo Economico, insieme con l’Ice: dopo il piano straordinario per il made in Italy, ha dedicato ai vini risorse ulteriori per piani mirati negli Stati Uniti ed in Cina”.
Altro tema da risolvere urgentemente è quello della nomina del nuovo Comitato Vini, fondamentale per le modifiche ai disciplinari di produzione dei vini a Denominazione di Origine ed Indicazione Geografica, fermo da dicembre 2017.
“Non possono esserci decine di disciplinari fermi al al palo perchè non si riesce ad esprimere un nuovo assetto del comitato – dice Boscaini -
e spero che il nuovo Governo metta velocemente mano a queste cose, perchè il nostro settore va bene, è un faro dell’economia e della cultura italiana nel mondo, una parte importante del made in Italy, ma potrebbe andare più spedito di ora”.
Altro tema spinoso, spiega il presidente di Federvini, è quello della gestione delle autorizzazioni per i nuovi impianti, che anche quest’anno ha visto richieste 10 volte superiori alle disponibilità (6.500 ettari disponibili, contro richieste per 63.000).
“Possiamo illuderci nel guardare alla parte positiva della medaglia, la grande dimensione di investimenti che il settore è in grado di attrarre e produrre - sottolinea Boscaini - ma nello stesso tempo non possiamo considerare i disagi per gli operatori che devono crescere e gli ostacoli per coloro che vogliono consolidare le posizioni di mercato che hanno conseguito.
I tempi di impianto di un vigneto sono già da soli lunghi e impegnativi: come può un operatore che abbia esigenza di migliorare le proprie disponibilità di produzione e offerta, realizzare il proprio investimento a colpi di pochi metri di autorizzazioni all’anno? È indispensabile sedersi intorno al tavolo e discutere in profondità del problema, altrimenti in pochi anni vedremo scomparire il nostro patrimonio vitivinicolo”.
Ma, per Boscaini, che oltre a Federvini guida anche Masi Agricola, una delle realtà leader del vino italiano, c’è anche un altro nodo cruciale da sciogliere, perchè il settore faccia un nuovo salto di qualità. “Serve una filiera equilibrata, e serve equilibrio nella filiera. Prima dobbiamo lavorare sulla creazione di valore aggiunto, che non sempre è quello che dovrebbe essere, anche se sono stati fatti molti investimenti sia da parte del pubblico che del privato, nel vigneto, nelle cantine, nella commercializzazione e nella promozione. Ma con la coscienza di chi ha una cultura di impresa, che talvolta manca, di deve far capire che dobbiamo investire ancora di più, e questo è possibile solo se il valore del vino è remunerativo, e non sempre lo è, visti i prezzi che talvolta si trovano allo scaffale”.

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