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FUTURO

Le sette tendenze del vino globale protagoniste del 2019 secondo Bloomberg

Dalle vecchie viti alla cannabis, dal vino ad alta quota alla viticoltura in altura, dal vino veg al sake, alla tecnologia
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Le tendenze del vino nel 2019 secondo Bloomberg

Bilanci e previsioni, come ogni inizio d’anno è tempo di fare il punto su ciò che ci lasciamo alle spalle ed iniziare a capire cosa ci aspetta. E vale ovviamente anche per il mondo del vino, che ha chiuso un 2018 segnato dall’incertezza politica, dalle tensioni commerciali, dalle trattative sulla Brexit e dai cambiamenti climatici, che ci lasciano con l’anno più caldo degli ultimi due secoli, almeno in Italia. E dal 2019, cosa dovremmo aspettarci? “Bloomberg”, uno dei magazine di economia di riferimento nel mondo, ha messo in fila sette tendenze che caratterizzeranno i prossimi 12 mesi, in continuità con quanto visto sin qui.
Prima di tutto, la novità arriva dal passato:
vecchie viti, vecchi vigneti e varietà quasi dimenticate continueranno ad alimentare la necessità di scoprire cose nuove ma anche la possibilità di rispondere ai cambiamenti climatici. Il Cile, ad esempio, sta lavorando per salvare le vecchie viti piantate secoli fa dagli esploratori spagnoli e per recuperare antiche tecniche di vinificazione.
Con la legalizzazione della cannabis in Canada, Uruguay e sempre più Stati USA, il vino alla cannabis non è più una provocazione, ma una vera e propria possibilità di mercato, sostenuta da investimenti importanti: secondo la banca di investimenti canadese Canaccord Genuity il giro d’affari del settore potrebbe toccare i 600 milioni da qui ai prossimi 4 anni.
Il riscaldamento globale, sempre più evidente e in un certo senso ineluttabile, spingerà molte aziende a piantare più in alto, sia in termini di altitudine che di latitudine: se in Argentina sempre più viticoltori in altura, in Usa Stati come l’Idaho ed il Minnesota, al confine con il Canada, sono le vere novità della viticoltura del Paese, insieme all’affermazione dei Pinot Nero dei Finger Lakes, nello Stato di New York, mentre persino il Quebec conta le prime aziende enoiche.
Il vino, mai come ora, vola da alta quota: la competizione tra le compagnie aeree, che si gioca quasi tutta sui servizi, e l’offerta di vino è una leva importante, come raccontano le carte dei vini delle tratte intercontinentali. Tanto che la compagnia privata Vistajet ha studiato a fondo gli effetti della pressione e della qualità dell’aria in alta quota sui vini serviti a bordo, proponendo persino degustazioni alla cieca, orizzontali ed i consigli di uno steward sommelier.
Assisteremo al boom del vino vegano</b<, in perfetta continuità con la crescita dei consumi in tutti gli altri settori alimentari: nel 2018, infatti, in Usa la spesa per i prodotti veg ha toccato i 3,3 miliardi di dollari (+20% sul 2017), mentre in Gran Bretagna non è una novità che Majestic Wine usi già da un po’ il simbolo del vino vegano (e vegetariano) sulle bottiglie prodotte in modo rispettoso del veganesimo e del vegetarianesimo.
Non riguarda direttamente il vino, ma il protagonismo del Sake ha superato abbondantemente il confini del Giappone, trovando spazio nelle carte dei vini della ristorazione occidentale. Una minaccia per il vino? Staremo a vedere, di certo un concorrente, inatteso, in più.
Infine, la tecnologia, protagonista soprattutto a livello commerciale, con esperienze di acquisto online sempre più interattivo, specie in Usa, dove gli acquisti online non sono ancora esplosi definitivamente.

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