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L’ANALISI

Fine Wine: in un 2019 difficile la stella è l’Italia, la sola a crescere (insieme allo Champagne)

I dati 2019 del Liv-Ex: il top performer per crescita delle quotazioni è il Barolo Monfortino Riserva 2002 di Giacomo Conterno (+75%)

Italia unica a crescere (insieme allo Champagne), il Barolo Monfortino Riserva 2002 di Giacomo Conterno top performer assoluto, accompagnato, in top 10, da più etichette firmate da Gaja: sono tutti italiani gli high lights 2019 dei fine wines, ormai agli sgoccioli, fotografato nell’analisi del benckmark di mercato Liv-Ex. Con i grandi vini da investimento, che, dopo anni di tumultuosa crescita, hanno subito una decisa battuta d’arresto: negli ultimi 12 mesi (con i dati chiusi a novembre 2019), tutti gli indici principali hanno registrato segni negativi, con il Liv-Ex 100, indice di riferimento della piattaforma (dove l’Italia è più presente che in passato, con Masseto 2014 e 2015, Ornellaia 2013 e 2015, Sassicaia 2014, 2015 e 2016, Tignanello 2015 e 2016, Solaia 2015, Barolo Monfortino Riserva 2010 di Giacomo Conterno, Barolo 2014 di Bartolo Mascarello, Barolo Villero 2013 Brovi, Sperss 2013 di Gaja), a -2,86%, ed il Liv-Ex 1000 a 3,78%. Una performance dovuta al crollo delle quotazioni (che restano, comunque, elevatissime, ndr) dei grandi vini di Francia, con sotto indici come il Bordeaux Legends 50 ed il Burgundy 150 in calo di oltre il 7% in 12 mesi. In questo quadro, l’unico indice a crescere è quello dell’Italy 100, dedicato alle ultime 10 annate fisiche di Sassicaia, Masseto, Solaia e Tignanello di Antinori, Ornellaia, Barbaresco, Sperss e Sorì San Lorenzo di Gaja, Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno e Redigaffi di Tua Rita, che ha messo a segno un portentoso +5,47%.
Nel complesso, però, il mercato è cresciuto ancora: già alla fine di luglio 2019 il valore totale di domanda e offerta aveva superato la cifra record di 70 milioni di sterline, mentre il numero di operatori attivi ha sfondato il muro dei 14.000 player, con un numero di vini scambiati (tra le diverse etichette ed annate) andato oltre 7.000 (rispetto ai 5.700 del 2018), con fine wine anche da Germania, Svizzera, Cina, Inghilterra ed Ungheria.
Tra le singole etichette, tra tutte quelle monitorate dal Liv-Ex 1000, ancora, la performance in assoluto più importante, in termini di aumento di prezzo, è quella del Barolo Monfortino Riserva 2002 di Giacomo Conterno, che, con un balzo del 75% da gennaio a dicembre 2019, è passato da 5.940 sterline a cassa a 10.390 sterline, ma nella top 10 per crescita, figurano anche il Barbaresco 2007 e 2011 ed il Sorì San Lorenzo di Gaja, con incrementi tra il 30% ed il 35%.
Tutto questo si riflette anche nella market share dei vari Paesi e territorio: Bordeaux è sceso dal 59% del 2018 al 55% del 2019, la Borgogna è cresciuta dal 15% al 19%, ma anche Italia e Champagne hanno aumentato il proprio peso, attestandosi entrambe al 9% del valore scambiato (con picchi dell’11% nelle ultime settimane, dopo l’introduzione dei dazi Usa, che hanno per ora risparmiato proprio i vin italiani e le bollicine francesi, ndr).
Interessante, nell’analisi del Liv-Ex, anche la comparazione con l’oro e l’analisi valutaria. Dopo anni in cui i fine wine hanno mostrato tassi di crescita anche superiori al bene rifugio per eccellenza, quest’anno l’oro si è ripreso la leadership assoluta, con una crescita del 14%. Dal punto di vista delle valute, invece, i migliori risultati sono arrivati per chi ha investito in vino in euro: prendendo come parametro il Liv-Ex 100, se il dato in sterline, come detto, è negativo, in euro il guadagno è stato del 5,4%. Difficile, infine, prevedere il futuro: le turbolenze politiche tra Hong Kong e Cina, la guerra dei dazi degli Usa con il resto del mondo, le incognite delle Brexit e un quadro economico incerto a livello globale, rendono difficile sbilanciarsi in qualche direzione.

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