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MERCATI

Dalle Langhe al mondo: sulla Place de Bordeaux i cru di Barolo e Barbaresco di Ceretto

Nella prestigiosa rete distributiva dei fine wines anche Cannubi e Liste di Borgogno. Il primo italiano, nel 2009, fu il Masseto 2006

Se il vino francese è capace di muovere un’economia in grado di doppiare quella del vino italiano, buona parte del merito va ad una rete distributiva straordinaria, capace di valorizzare al meglio le eccellenze enoiche del Paese. La più antica ed importante, capace di sostenere e far crescere il mercato dei fine wines in tutto il mondo, è la Place di Bordeaux, diventata ormai un hub capace di accogliere centinaia di produttori, ed un network di 300 négociant, che vendono in 170 Paesi diversi. Un club per pochi, al servizio esclusivo dei Grands Crus di Bordeaux fino al 1998, quando accolse la griffe cilena Almaviva, comunque, di proprietà della Baronessa Philippine de Rothschild (Château Mouton-Rothschild).

Una breccia che, dal 2009 ad oggi, ha permesso a decine di aziende italiane di approdare sulla Place, che ha ben chiaro come ormai, sul mercato internazionale dei fine wine, non ci siano più solo i vini francesi. Toscana e Piemonte si sono ritagliate uno spazio sempre più rilevante, come racconta il prossimo sbarco sulla Place di Bordeaux degli iconici Barolo e Barbaresco di Ceretto, una delle griffe più rappresentative delle Langhe. Per la cantina guidata da Roberta Ceretto, insieme al fratello Federico ed ai cugini Alessandro e Lisa, è una nuova pagina della sua storia commerciale, che rafforzerà la strategia distributiva delle proprie etichette top a livello globale, nei luoghi più importanti di Asia, Europa (Italia esclusa) e Sud America, affidandosi all’esperienza e alla conoscenza di alcuni Negociants di Bordeaux come Joanne Cvbg, Ulysse Cazabon, Vin & Passion Costance, Cru et Domaines, Ginestet, Ballande & Meneret.

Contestualmente, oltre a Ceretto, anche la Giacomo Borgogno & Figli, guidata da Andrea Farinetti, ha affidato alla Place de Bordeaux, la distribuzione globale, fatta eccezione per il mercato Italia, dei suoi crus di Barolo: “Cannubi Riserva” delle annate 2009, 2011 e 2012 e “Liste Riserva” delle annate 2009, 2012 e 2014, che passeranno per wine merchant come Ballande & Meneret, CVBG, Sobovi e Millésima. “Fare il nostro debutto su La Place de Bordeaux significa diventare parte di un club d’elite tra i vini più prestigiosi del mondo”, ha commentato Andrea Farinetti.

Tornando all’inizio della storia delle griffe italiane sulla Place di Bordeaux, tutto inizia con la lenta quanto inesorabile rivoluzione del mercato dei fine wines, iniziata nel 2010. All’epoca, il mercato secondario dei grandi vini era appannaggio delle etichette di Bordeaux, che rappresentavano, a valore, il 95,7% degli scambi. Un anno prima, nel 2009, La Place aveva accolto il primo vino senza alcun tipo di legame con Bordeaux: il Masseto 2006. Una pietra miliare sulla via del cambiamento.

La Place e il mercato secondario dei fine wine, così, sembrano muoversi in parallelo: Bordeaux, ed il sistema dell’en primeur, hanno perso posizioni, mentre la domanda, su tutti gli altri fronti, da quello interno (Borgogna, Champagne e Rodano) a quello esterno (Italia, Usa, Spagna e non solo), ha continuato a crescere. Spingendo così La Place a guardarsi intorno, puntando sempre e comunque su etichette di enorme prestigio. Che, da parte loro, con il sistema distributivo francese hanno costruito quasi sempre un rapporto proficuo. Il quasi è relativo a quei casi (pochi, in realtà) in cui l’azienda ha dato priorità al prezzo invece che alla costruzione di un brand globale.

L’Italia su La Place, però, non è solo Masseto, anzi. Il Belpaese, dopo la Francia, è di gran lunga il più rappresentato. Anche Ornellaia, Ornellaia Bianco, Serre Nuove, Le Volte e Poggio alle Gazze, in esclusiva per Asia, Emirati Arabi, Africa e Sud America, passano per la Place de Bordeaux. Così come il Solaia, e, in piccole quantità, anche il Tignanello e il Cervaro della Sala della famiglia Antinori, e ancora tre etichette mitiche della Toscana enoica, come il Colore di Bibi Graetz, il Galatrona di Petrolo, azienda simbolo del Val d’Arno di Sopra di Luca Sanjust e il Caiarossa. Nel 2018 sbarca su La Place de Bordeaux anche l’Orma, il Supertuscan nato dai vigneti di Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc di Podere Orma, la griffe bolgherese di Tenuta Sette Ponti, l’azienda toscana di Antonio Moretti Cuseri che, due anni più tardi, fa il bis con l’Oreno, accompagnato, da ottobre, dalla prima annata (2019) dell’ultimo nato a Tenuta Sette Ponti: “Sette”.

Nel 2019 fu, invece, la volta dei primi Brunelli di Montalcino, con i vini di Luce della Vite, sempre di Frescobaldi, seguiti dal Brunello e dall’Igt “La Quinta” di Giodo, la cantina toscana dell’enologo Carlo Ferrini. Due etichette che, a differenza di tutte le altre, La Place commercializza in tutto il mondo, ad eccezione ovviamente del mercato italiano. Più recente il debutto del primo Etna Rosso, quello della Giovanni Rosso, storica griffe di Langa, da cui arriva il primo Barolo (e prima etichetta del Piemonte), il Barolo Cerequio 2018 di Michele Chiarlo, portato nella rete di distribuzione d’Oltralpe da Timothée Moreau (Bureau des Grands Vins), regista di altri due ingressi fondamentali: I Sodi di S. Niccolò 2018 di Castellare di Castellina e i due cru di Allegrini, La Poja 2017 e Fieramonte 2015, ossia i primi Amarone su La Place.

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