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MARCO CAPRAI, LEADER DEL SAGRANTINO DI MONTEFALCO E NOVELLO INDIANA JONES, PARTE ALLA RICERCA DEL VITIGNO PERDUTO. LA DESTINAZIONE ? L'ARMENIA, NELLE AREE CAUCASICHE

Arnaldo Caprai
Marco Caprai

Dopo aver lanciato l’allarme sul pericolo di un Sagrantino che potrebbe essere prodotto in Australia o in California, Marco Caprai si mette in azione in prima persona per tutelare il “suo” vitigno. L’imprenditore che ha lanciato il Sagrantino e il territorio di Montefalco alla ribalta delle cronache internazionali ha deciso di promuovere un progetto davvero originale: «Abbiamo istituito in collaborazione con l’Università di Milano - con la quale collaboriamo dal '90 per la selezione clonale del Sagrantino - una borsa di studio che ha come tema “Alle origini del Sagrantino”. Partiamo da un concetto base: il 99 per cento dei vitigni nasce dalle aree caucasiche, dall'Armenia e dai Paesi di quella zona. Lì c'è la culla della vite, poi esportata in Europa dai Fenici, dai Greci e dai Romani. Logico supporre che anche il Sagrantino venga dal Caucaso. Questa borsa di studio punta a cercare un vitigno “fratello” del Sagrantino. Se infatti scoprissimo un vitigno simile, il Sagrantino diventerebbe il nome di un processo. Di una tradizione vitivinicola legata al territorio, all’opera dei frati, alla cultura di Montefalco. Sarebbe così come un marchio di fabbrica, un logo di un prodotto tutelabile internazionalmente con le leggi dei marchi registrati» spiega Marco Caprai.

Il problema del Sagrantino è infatti proprio quello della tutela: considerato uno dei vitigni più moderni ed attuali, riesce a produrre vini con struttura, eleganza e capacità di invecchiamento senza l'austerità dei vitigni classici. Inoltre ha sapori fruttati, di more e di fragola, che conquistano il mercato. Sarà per questo che l’anno scorso sono state vendute solo in Italia 1.200.000 barbatelle di Sagrantino, e quest’anno saranno molte di più. Ciò significa che in due anni ci saranno in giro per la penisola 600-700 ettari di vigneto impiantati a Sagrantino, mentre a Montefalco, area di origine di questo vitigno, ve ne sono attualmente 150. «Una situazione paradossale - afferma Caprai - che rischia di mettere in grave pericolo un patrimonio di tipicità che da sempre appartiene al nostro territorio. Ma i pericoli maggiori vengono dall'Australia, dove si può dare il nome ad un vino utilizzando in maggioranza un vitigno. In pratica basta impiegare il 34% di Sagrantino e miscelarlo con altri vitigni per battezzare una bottiglia con quel nome. Magari partorendo un vino frizzante. Il rischio è grave - continua Caprai - perché il Sagrantino potrebbe trasformarsi in qualcosa di diverso, vanificando la sua tipicità. Il vino ha un valore particolare, frutto sia dei vitigni sia dei luoghi d'origine. Se perde la tipicità, fabbricheremo tante Coca Cole».

In Italia, c'è una legge che tutela le produzioni a forte tradizionalità locale, e che ancora le Doc e Docg ad un territorio specifico. Per esempio il Picolit: si può piantare il vitigno in tutta Italia, ma non si può chiamarlo Picolit. A Montefalco, hanno già inoltrato la domanda al Ministero per inserire il Sagrantino nei nomi con valenza locale da tutelare, ma questa legge non vale per gli stranieri. La ricerca di Marco Caprai, novello Indiana Jones nell’area del Caucaso, potrebbe essere allora l’unico modo per scongiurare il rischio di un Sagrantino “made in Australia”.

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