Montefalco, antica cittadina nel cuore dell’Umbria, è un caso più unico che raro di affermazione di un territorio: la Fondazione Agnelli, con una ricerca che analizza il borgo umbro (insieme ad altri casi, come le ville venete, il Borgo Medioevale di Torino, l'affresco del Lorenzetti “Il Buon Governo” a Siena, i Bronzi di Riace) dimostra che Montefalco, ricchissima di opere d’arte - basti pensare ai preziosi affreschi di Benozzo Bozzoli - è stata “lanciata” nel circuito del turismo internazionale non per merito dei suoi tesori, ma grazie al Sagrantino, uno dei boom enologici più grandi degli ultimi anni in Italia. E, proprio a partire dal suo vino, abbia poi trovato un pubblico consolidato per i suoi musei e i suoi beni culturali. La ricerca, che si chiama "L'opera è l'esperienza. Percorsi di vita dei beni culturali", a cura di Peppino Ortoleva e Teresa Di Marco, è stata presentata ieri alla Fondazione Agnelli a Torino, e dimostra come l’enogastronomia sia diventata uno dei punti di forza nel turismo di un territorio, in grado di creare una sinergia “virtuosa” con tutti gli altri componenti: l’arte, la storia, l’architettura, il paesaggio, le tradizioni.
“Montefalco è stata analizzata in particolare sotto tre aspetti - spiega la ricercatrice Sabina Addamiano, che si è occupata nello specifico della città umbra - allo scopo di definire le “dimensioni” della sua identità: come “bene culturale” (ossia dal punto di vista storico, artistico, architettonico e ambientale) come “bene colturale” (focalizzando l’attenzione sulle sue coltivazioni tipiche, l’olivo ed il vitigno Sagrantino), ed infine come “nodo di reti”, in quanto al centro di un circuito complesso ed importante che vede nella Strada del Sagrantino il suo percorso principale. E proprio attraverso la Strada del Sagrantino – continua Addamiano – potrebbe essere in futuro veicolata anche la comunicazione dei beni artistici e architettonici di Montefalco”. Un intero capitolo della ricerca è stato dedicato alla Cantina Arnaldo Caprai, a cui va il merito di aver riscoperto e valorizzato il vitigno Sagrantino, elemento forte dell’identità di Montefalco e soprattutto legame importante tra il passato ed il futuro della città umbra. Proprio Caprai, puntando sui tre “concetti chiave” di innovazione, tradizione e territorio, ed investendo moltissimo sulla ricerca e la selezione clonale del vitigno, ha riportato in auge il Sagrantino, favorendo la nascita e lo sviluppo di altre realtà vitivinicole del territorio. Soddisfatto Marco Caprai, il cui nome è diventato in tutto il mondo sinonimo di Sagrantino di Montefalco: “Siamo stati i primi a credere e a scommettere su questo terroir, e siamo naturalmente orgogliosi che l’impegno e gli sforzi profusi in questi anni siano stati riconosciuti da un’istituzione autorevole come la Fondazione Agnelli”.
Ma cosa spiega la ricerca della Fondazione Agnelli? Chi ama scoprire i territori dove nasce un vino, chi ama gustare piatti tipici direttamente nei luoghi di produzione, chi segue gli itinerari del gusto e del buon mangiare riscopre - spiega la ricerca - e sa apprezzare anche le grandi opere d'arte e i monumenti architettonici. Un meccanismo che permette di rilanciare non solo i territori del vino e l'enogastronomia, ma che fa riscoprire una nuova forma di turismo legato alla storia e all'arte, oltre che ai territori e ai paesaggi. Arte e gastronomia si uniscono per dare possibilità di sviluppo a quello che ormai è considerato il “post-turismo”. Le nuove forme di turismo, soprattutto quello enogastronomico, trasformano così in modo decisivo la fruizione dell'arte e dei siti artistici. Se l'arte è uno dei più importanti strumenti di dialogo tra noi e le generazioni passate ed è un modo per avvicinare il passato alla modernità, lo stesso possiamo affermare - continua lo studio - anche dei prodotti tipici dell’enogastronomia. Arte e prodotti agroalimentari, tutti e due riscoperti dal passato e apprezzati in chiave moderna, sono due “macchine del tempo” in grado di attrarre il turista e di creare ricchezza nei territori. La Fondazione Agnelli, che ha commissionato alla società Mediasfera l'analisi di questo fenomeno sul campo, sulla base sia di osservazioni empiriche che di ipotesi teoriche, ed attraverso lo studio dei comportamenti turistici dell'indotto sul territorio, ha disegnato una mappa ideale di quella che è oggi la vita economica e mediatica di questi monumenti d'arte. Insomma, oggi la componente enogastronomica non è più concepita come un accessorio ma è diventata un aspetto essenziale e di grande valore.
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