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IL SAGRANTINO VA DAL NOTAIO E SI CERTIFICA. MARCO CAPRAI: "GARANTISCO LA PUREZZA DEL MIO VINO AL 100%". L’IDEA INNOVATIVA DELLA GRIFFE UMBRA PER DIFENDERE IL VINO DI QUALITA' "MADE IN ITALY", A TUTELA DELLA TRACCIABILITA'

Arnaldo Caprai
Marco Caprai

Il primo vino certificato dal notaio. Chissà se l’idea di Marco Caprai, leader del Sagrantino di Montefalco, anticiperà una nuova tendenza tra i produttori italiani. Certo è che, per ora, le bottiglie di Sagrantino di Montefalco della vendemmia 2003 firmate Caprai saranno le prime in Italia ad essere certificate da uno studio notarile che, con il supporto di sofisticate prove scientifiche, garantirà con atto ufficiale la validità di ciò che è dichiarato in etichetta: prodotto con uve Sagrantino al 100%. Ovvero il prezioso vitigno autoctono che, come da disciplinare, è l’unico ammesso per la produzione del celebre vino umbro.
“Questa idea - spiega Marco Caprai - nasce da un’amara constatazione: negli ultimi anni stiamo assistendo ad un grave attacco nei confronti del “made in Italy” da parte di molti Paesi del mondo. Questo fenomeno riguarda tutto il meglio delle nostre produzioni di qualità, dalla moda all’arredamento, ed in particolare l’agroalimentare. Le migliori griffes vengono malamente imitate, e così i consumatori si trovano di fronte prodotti di qualità scadente contrabbandati come originali, con la conseguenza di danneggiare sia chi li acquista, sia le aziende produttrici, che per creare immagine e know-how hanno investito negli anni enormi risorse umane ed economiche. Questo trend negativo adesso si sta estendendo anche alle nostre migliori produzioni enologiche. Il vino, non più una componente del mondo agricolo, ma ormai a pieno titolo tra i simboli dell’Italian style, è al centro di una vera e propria gara alla contraffazione. L’esigenza di tutelarsi è dunque sempre più forte: ma come fanno le piccole aziende che fanno della qualità il loro punto di forza a difendersi da questo attacco, e nello stesso tempo a garantire la tutela del consumatore?”
L’idea di Marco Caprai è semplice: puntare sulla tipicità del vitigno Sagrantino, coltivato a Montefalco fin dal Medio Evo, che ha contribuito a rendere questo terroir famoso nel mondo. Per risalire alla provenienza delle uve utilizzate per produrre un vino la scienza offre oggi varie metodologie. Marco Caprai si è avvalso della consulenza scientifica dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e del professor Leonardo Valenti del Dipartimento di Produzioni Vegetali dell’Università di Milano: i ricercatori hanno deciso di adottare due tecniche molto sofisticate, la cui combinazione permette di validare in maniera certa l’origine delle uve con le quali è stato prodotto il Sagrantino firmato Caprai. La prima è la cosiddetta “impronta digitale” (fingerprints), che individua le sostanze presenti nel vino (antociani ed altri composti organici), associandole inequivocabilmente ad un solo tipo di vitigno: praticamente si individua nel vino ciò che, come nell’impronta digitale umana, non cambia per tutta durata della vita di una persona. La seconda tecnica è l’identificazione del materiale genetico cellulare (DNA o frammenti), che è sempre diverso per ogni vitigno: confrontando il risultato ottenuto dal vino in esame con quello peculiare della varietà si può stabilire con certezza se un vino è stato prodotto in purezza o se è stato tagliato con uve provenienti da vitigni di tipo diverso. “Il riconoscimento del Sagrantino scaturito da queste prove - aggiunge Marco Caprai - verrà poi, a partire dalla vendemmia 2003, certificato dal dottor Marco Carbonari, notaio di Perugia, che fornirà così una tutela forte per il consumatore”.
Quella della tracciabilità è un’esigenza sempre più sentita nel mondo del vino italiano, i cui strumenti sono ormai inadeguati a fornire tutte le garanzie al consumatore circa l’origine ed il percorso dei vini a denominazione d’origine controllata. Ad oggi, ogni passaggio della produzione viene esaminato da organi differenti, e questo spesso non consente l’esatto coordinamento e dunque la totale trasparenza. In futuro lo scenario dovrebbe essere diverso, e permettere di risalire dalla bottiglia acquistata in enoteca o al supermercato fino al vigneto in cui è stato prodotto il vino. In attesa di nuove regole, Caprai ha dunque ideato una sua personale risposta al problema. “Negli ultimi anni - afferma Marco Caprai - abbiamo lavorato moltissimo sulla tipicità del nostro territorio e del Sagrantino: se adesso non scendiamo in campo per difendere ciò che abbiamo costruito rischiamo di perderlo irrimediabilmente. I pericoli maggiori arrivano dai Paesi del Nuovo Mondo: per esempio dall’Australia, dove si può dare il nome ad un vino utilizzando in maggioranza un vitigno. In pratica basta impiegare il 34% di Sagrantino e miscelarlo con altri vitigni per battezzare una bottiglia con quel nome. Il rischio è grave - continua Caprai - perché il Sagrantino potrebbe trasformarsi in qualcosa di diverso, vanificando la sua tipicità. Il vino ha un valore particolare, che è frutto dei vitigni, dei luoghi d’origine e delle persone che lo producono seguendo antiche tradizioni. Se perde la tipicità, fabbricheremmo tante Coca Cola ...”.


La curiosità - Marco Caprai, novello Indiana Jones, alla ricerca del vitigno perduto. La destinazione? L'Armenia, nelle aree caucasiche

Non gli basta aver lanciato l’allarme sul pericolo di un Sagrantino che potrebbe essere prodotto all’estero: Marco Caprai, che ha imposto questo vino e Montefalco alla ribalta delle cronache internazionali, si è messo in azione in prima persona per tutelare il vitigno simbolo del territorio umbro, promovendo un progetto davvero originale: “Abbiamo istituito in collaborazione con il professor Leonardo Valenti dell’Università di Milano, con il quale collaboriamo dal ‘90 per la selezione clonale del Sagrantino, una borsa di studio che ha come tema “Alle origini del Sagrantino”. Siamo partiti da un concetto base: il 99% dei vitigni nasce dalle aree caucasiche, dall’Armenia e dai Paesi di quella zona. Lì c’è la culla della vite, poi esportata in Europa dai Fenici, dai Greci e dai Romani. Logico supporre che anche il Sagrantino venga dal Caucaso. Questa borsa di studio punta a cercare un vitigno “fratello” del Sagrantino. Se infatti scoprissimo un vitigno simile, il Sagrantino diventerebbe il nome di un processo. Di una tradizione vitivinicola legata al territorio e alla cultura di Montefalco. Sarebbe così come un marchio di fabbrica, un logo di un prodotto tutelabile internazionalmente con le leggi dei marchi registrati” spiega Marco Caprai. Il problema del Sagrantino è infatti proprio quello della tutela: considerato uno dei vitigni più moderni ed attuali, riesce a produrre vini con struttura, eleganza e capacità di invecchiamento senza l’austerità dei vitigni classici, e per questo è particolarmente richiesto sul mercato. Il viaggio sulle orme del rosso umbro, supportato da una poderosa ricerca bibliografica a livello mondiale, è già iniziato: uno studio che nel giro di due anni potrebbe fornire importanti risposte, a coronamento di un progetto di tutela che Marco Caprai ha intrapreso già da tempo, con un’accurata selezione clonale del vitigno sul territorio.

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