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“DIVISIONE INTERNA”, MALE COMUNE DEI TERRITORI DEL VINO DI SUCCESSO. E LA VALPOLICELLA, CON L’AMARONE, NON FA ECCEZIONE, COME RACCONTA LA “SEPARAZIONE” TRA CONSORZIO E FAMIGLIE DELL’AMARONE D’ARTE. PARLA IL PRESIDENTE DEL CONSORZIO EMILIO PEDRON

Tra le tante cose positive del vino italiano, c’è una costante “negativa” che tocca quasi tutti i territori più importanti: la divisione interna, spesso, dovuta più al successo che alle difficoltà, tra chi quel successo l’ha costruito dall’inizio, e chi è arrivato dopo. E la Valpolicella non fa eccezione, come racconta la “separazione” tra Consorzio (che rappresenta l’80% dei produttori), e le Famiglie dell’Amarone d’Arte (con nomi come Masi, Allegrini, Zenato, Speri ...). “Succede quello che succede ovunque - spiega a WineNews.tv il presidente del Consorzio dei Vini della Valpolicella Emilio Pedron - e si divarica il gruppo di chi pensa che il successo dell’Amarone sia stato troppo importante dal punto di vista quantitativo a scapito delle quotazioni, e chi dice che invece va bene così perché non ci sono giacenze, i prezzi aumentano e il mercato assorbe tutto, e che comunque questo ha consentito lo sviluppo economico del territorio. Che non è poco. E tra i primi ci sono quelli che anno iniziato lo sviluppo del successo dell’Amarone, tra gli ultimi le cantine sociali che hanno iniziato dopo e certamente, va detto, hanno goduto anche del lavoro fatto prima. Il fatto è che bisogna tener presente che, comunque, la denominazione è un marchio collettivo, e il presupposto è che sia condiviso. Naturalmente questo è facile all’inizio quando c’è da costruire il successo, ma quando il successo c’è ognuno pensa di non aver più bisogno dell’altro, e c’è anche chi pensa di entrare nella torta e portarne via una fetta. Noi come consorzio facciamo quel che possiamo, e io sono ottimista, anche se è difficile tenere unite le diverse realtà. Con le Famiglie abbiamo già deciso insieme di istituire un tavolo perché ognuno ha le sue ragioni. Ma uniti si vince, divisi no”. Anche perché, nel mondo, ormai quasi nessun vino si vende puntando solo su quello che c’è nella bottiglia: gran parte del successo di un prodotto è dovuto anche ai valori del territorio che è in grado di trasmettere.

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