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“NON MI SENTO DI CONDIVIDERE UNA SOLUZIONE DI QUESTO TIPO”: COSÌ A WINENEWS IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE, MARIO CATANIA, SULL’EMENDAMENTO AL DECRETO LEGGE BALDUZZI CHE VIETERÀ LA VENDITA DI VINO AI MINORI DI 18 ANNI

“Francamente non mi sento di condividere una soluzione di questo tipo, non credo che ce ne sia la necessità, né che, tutto sommato, sia effettivamente utile”: il giudizio del ministro delle Politiche Agricole, Mario Catania, raccolto da WineNews, sull’emendamento al decreto legge Balduzzi che vieterà la vendita di vino ai minori di 18 anni, è tranchant, e non lascia spazio ad interpretazioni. Se, come spiega il Ministro, “un obbligo di questo tipo si può immaginare per i superalcolici, che hanno a che fare con una problematica diversa, il vino, al contrario, non credo sia legato a grossi problemi in termini di patologie o di consumi errati. Piuttosto, dovremmo concentrarci su altri tipi di prodotto nei quali gli abusi possono essere effettivamente molto pericolosi”. La “bocciatura” di Catania all’emendamento della Commissione Affari Sociali della Camera, non solo sul piano pratico ma, soprattutto, dell’immagine, del resto, non è la sola, e non è inaspettata, perché un provvedimento del genere cozza in maniera evidente con le prerogative di un Paese che, nell’agricoltura, e quindi nella cultura enogastronomica, ha uno dei suoi punti di forza: in quest’ottica, equiparare il calice di vino allo “shot” di tequila o vodka (il “vero” problema alla base dell’abuso di alcol tra i minori del Belpaese, che riguarda il 18,8% dei 14-17enni e l’11,9% degli 11-15enni) è, da un lato, fuorviante, e dall’altro controproducente. Specie se si pensa a quanto accade al di là delle Alpi, nella Gironda, dove il consorzio di Bordeaux e le scuole della Regione hanno avviato un percorso di formazione sui principi della viticoltura per i bambini da 6 a 10 anni: un modo per avvicinare i più piccoli ad un pilastro di quella che è anche la “nostra” cultura, il modo migliore per crescere futuri consumatori consapevoli e responsabili, capaci, magari, di risollevare i consumi enoici, in calo in Francia come in Italia, proprio in favore di superalcolici e birra. Un tema caro anche alle Città del Vino che, con le parole del presidente Giampaolo Pioli, ha ribadito come sia necessario “combattere ogni forma di abuso di alcol, ma una cosa è educare i giovani a stili di vita virtuosi, altra è equiparare il vino agli altri superalcolici, spesso utilizzati per lo sballo del fine settimana”.

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