Chaimaa Fatihi ha 23 anni, è studentessa di legge a Modena ed è delegata dei Giovani Musulmani d’Italia al Forum Nazionale Giovani. La sua è una voce che professa l’integrazione quanto il rispetto delle culture personali all’interno di uno Stato laico, e che ha condannato senza mezzi termini il terrorismo con un volume, edito da Rizzoli e intitolato eloquentemente “Non ci avrete mai. Lettera aperta di una musulmana italiana ai terroristi”. Fatihi è un esempio innegabilmente positivo, ed è in quest’ottica che è stata insignita del Premio “Casato Prime Donne” 2016, creato da Donatella Cinelli Colombini, produttrice di vino in Montalcino, nel cuore di uno dei territori vinicoli più prestigiosi del mondo.
Secondo Fatihi, “il cibo può avere un grande ruolo nell’integrazione dei popoli, lo abbiamo visto oggi, cibi differenti danno la possibilità di unire le persone e di vedere le differenze come una ricchezza, un momento di gioia e anche di conoscenza nuova”, perché “assaporando cibi che non ci immaginiamo vediamo che si possono avvicinare ai piatti della nostra amata Italia. Il rispetto”, ha aggiunto, “passa anche dal rispetto delle esigenze culinarie di altri popoli, e può essere la prima vera forma di l’integrazione”. E, per certi versi, anche il vino ha un ruolo nella religione musulmana, anche se rimane una bevanda proibita dai dettami della religione di Maometto. “Nel Corano si parla del vino come di una bevanda che ha tanti benefici, ma in realtà”, spiega Fatihi, “può averne anche di negativi, come l’ubriachezza. E per questo diventa illecito. Ma sappiamo anche, e questo è un fatto che a me piace sempre raccontare, che se si va in Paradiso ci saranno fiumi di vino”, ha concluso ridendo ai microfoni di WineNews: “quindi bisogna fare del bene per assaporarlo. Il rispetto, comunque, passa anche da questo, io non bevo il vino, ma capire la storia del vino, o vedere come si crea, come ho avuto l’occasione di vedere oggi, è un bel confronto reciproco su quelle che sono le differenze che possono diventare ricchezza”.
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