Due nottate di gelo, nei giorni scorsi, e l’agricoltura di mezza Italia è in ginocchio. Soprattutto al Centro Nord, dove le temperature in diversi casi sono scese anche di molto sotto gli 0 gradi centigradi. Con le gelate che non hanno risparmiato neanche la vite, in avanzato stato vegetativo e di germogliamento anche per via dell’anticipo di primavera delle settimane scorse. Le cronache locali parlano di danni davvero importanti soprattutto nei fondovalle e nelle pianure, ma anche nei livelli più bassi delle colline, dal Monferrato all’Oltrepò Pavese, dalla Franciacorta al Lugana, ed ancora in Toscana, Umbria, Emilia Romagna e così via, dove ad essere colpite, ovviamente, sono state soprattutto le varietà più precoci.
Una situazione che, a WineNews, conferma e commenta Leonardo Valenti, docente di viticoltura all’Università di Milano, alla guida dello Studio Agronomico Sata e consulente di molte importanti realtà vinicole del Belpaese.
“I ritorni di freddo delle scorse due notti sono stanti davvero importanti, in alcune zone si è scesi abbondantemente sotto lo zero, in altre un po’ meno. In collina il danno - spiega Valenti - è relativo perché la gelata ha colpito soprattutto i fondovalle e le parti collinari più basse. Ma i vigneti colpiti in quelle posizione sono in ginocchio: il danno è totale, i vigneti in quelle posizioni hanno visto tutti i germogli gelati, e quindi di produzione di uva non ne faranno sicuramente, se non da gemme che, speriamo, potranno rigermogliare, e allora si potrà avere qualche grappolo. Ma i problemi maggiori sono nelle zone di pianura. Inoltre, è previsto un abbassamento di temperatura anche nei prossimi giorni, in alcune zone, e questo potrebbe portare ulteriori danni anche nelle zone più alte in collina, perchè se aumenta la sacca di freddo aumenta la superficie colpita”.
E se ancora presto per fare una stima realistica dei danni, di certo al Centro Nord ci si avvia ad un percorso vendemmiale 2017 decisamente complesso: “le cose in alcune situazioni sono decisamente compromesse - sottolinea Valenti - in altre ancora vanno valutate bene, perchè magari dove la temperatura è scesa di poco sotto allo zero il gelo ha interessato solo la parte apicale del germoglio, e non quella fiorale, e lì qualcosa si può tentare di recuperare. Ma, in altri casi, l’intero germoglio è stato lessato, come una verdura fresca presa e messa in freezer. E poi c’è un altro problema da valutare che riguarda la barbatelle: gli impianti fatti preventivamente a fine febbraio, che questo ciclo primaverile iniziale ha fatto germogliare, sono state colpite dal gelo anche in maniera importante, e in molti casi hanno perso interamente la vegetazione. Ma si spera che ci sia una riemissione di germogli che supplisca a quelli distrutti dal gelo.
Insomma, la speranza è che, come spesso è successo nella storia, la vite sia ancora una volta capace di stupire con recuperi prodigiosi: “speriamo, ma in alcune situazioni i danni sono davvero importanti; siamo alle prime ricognizioni, e non tutti i vigneti, come detto, sono stati colpiti nello stesso modo. Non si può dire che si rischi di perdere l’intera produzione per alcune aziende, anche perchè difficilmente le cantine italiane hanno tutti i vigneti concentrati in una sola zona. Ma, in alcuni casi, si può prevedere una perdita di produzione anche del 50-60%”. In alcune zone, dunque, la situazione è davvero complicata, e le amministrazioni e Consorzi, in diversi casi, stanno già valutando la possibilità di chiedere lo stato di calamità.
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