Il vino italiano saluta uno dei suoi personaggi più importanti di sempre: se ne è andato a 89 anni, nella sua Bolzano, Giorgio Grai, uno dei più grandi enologi a cui il Belpaese abbia dato i natali, fraterno amico di personaggi che come lui hanno segnato la storia dell’Italia del vino e della gastronomia, come Luigi Veronelli e Gualtiero Marchesi.
Un decano degli enologi italiani, da sempre capace di immaginare il futuro, “lungimirante e visionario, era stato capace di anticipare di decenni molti aspetti dell’enologia di oggi, dalla valorizzazione della longevità di alcuni grandi vini italiani - soprattutto bianchi - da uve autoctone, in tempi in cui solo i più conosciuti vini rossi delle zone storiche o i cosiddetti tagli bordolesi godevano l’attenzione dei più, come si legge nelle motivazione del premio “Luigi Veronelli” (nel 2014), uno dei tanti riconoscimenti ricevuti nella sua carriera. Firma di grandi vini, in proprio in Alto Adige, e poi in Italia e in Francia, collaborando come consulente straordinariamente capace, rigoroso e difficile da gestire, imprevedibile e geniale, con molte aziende (impossibile citarle tutte), che ha aiutato a farsi conoscere e apprezzare dai consumatori più esigenti. Da palati raffinati come il suo, dotato di un gusto assoluto.
“La sfida del vino? “Fare bene quello che per 100 anni abbiamo fatto male, smettere di trascurare il buono che abbiamo in casa, per cercarlo fuori”, dichiarò in una sua intervista a WineNews di qualche anno fa. Parole sempre attuali, come quelle che solo i grandi sanno dire.
Un grande a tal punto da ricevere l’ammirazione di colleghi di tutto il mondo, compreso André Tchelistcheff, forse il più grande enologo di tutti i tempi e leggenda in Napa Valley che, si racconta, si sia addirittura inginocchiato davanti a Giorgio Grai, in segno di stima, affetto, rispetto e amicizia. “L’ultimo nostro incontro è stato in agosto a Cortina - racconta il direttore WineNews, Alessandro Regoli - dove avevamo fatto una chiacchierata a tutto tondo sul vino italiano e fissato un’intervista che ... purtroppo è “rimasta nella penna”. Se ne va un mito assoluto del vino italiano”.
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