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FINE WINES

Roagna, Biondi Santi, Sassicaia, Soldera e Masseto: ad Hong Kong Italia protagonista

Gelardini & Romani e Finarte firmano la prima asta del 2020: 94% dei lotti venduti, 550.000 euro di incasso e rivalutazioni record

Parla italiano la prima asta di fine wine ospitata ad Hong Kong dall’inizio dell’anno, di scena ieri nella ex colonia britannica e firmata da Gelardini & Romani e Finarte, capaci di portare sotto il martello (anche online) 752 lotti (più decine di fuori catalogo), con il 94% del catalogo, a valore, assegnato, per un totale di 550.000 euro raccolti. “Ma se avessimo avuto più lotti - commenta, a WineNews, Raimondo Romani, alla guida, con Flaviano Gelardini, della Gelardini & Romani Wine Auctions - li avremmo venduti. La capacità di spesa qui è elevata, i big spender sono rientrati ad Hong Kong e non possono viaggiare, in più il Governo ha messo in circolo tanta liquidità, ci sono persino più possibilità del 2019, una notizia assolutamente positiva anche per i prossimi mesi”. Ma la notizia migliore è un’altra: “i lotti italiani sono quelli andati meglio, merito anche della collaborazione con la Master of Wine Sarah Heller, il cui lavoro si è rivelato fondamentale per sdoganare il vino italiano tra i collezionisti. E pensare che anche i francesi hanno comprato Italia: ci sono wine merchant che vendono Romanée-Conti e bevono Pergole Torte. In generale, è interessante sottolineare come siano Sangiovese e Nebbiolo, le due massime espressioni della viticoltura del Belpaese, ad aver catalizzato l’interesse dei collezionisti, che vedono ancora nell’asta fisica il loro punto di riferimento”.
Tra i lotti top, dietro ai due campioni di Borgogna come le 8 bottiglie in verticale (dalla 2009 alla 2016) di Corton Domaine De La Romanée-Conti, battute a 12.000 euro, ed alla magnum di Armand Rousseau del 1990, aggiudicata a 11.300 euro, ci sono le 12 bottiglie di Barbaresco Crichet Pajé 2010 di Roagna, che hanno raggiunto gli 8.800 euro (con un incremento del +178% su base d’asta), quindi le tre magnum di Masseto (delle annate 2006, 2015 e 2016), aggiudicate, in Italia, per 5.800 euro. Ed ancora, ma fuori catalogo, il lotto di nove bottiglie di cru di Bordeaux (Cheval Blanc, Latour, Petrus, Margaux, Lafitte Rothschild, Mouton Rothschild, Haut Brion, La Mission Haut Brion e Yquem), battuto a 5.300 euro. Quindi le tre bottiglie di Brunello Riserva 1955 Biondi Santi a 4.940 euro (+133% sulla base d’asta), le due magnum di Sassicaia (1985 e 1997) a 4.600 euro, la mathusalem (sei litri) di Haut Brion 2001 (fuori catalogo) a 3.960 euro e le 6 bottiglie di Barolo Ca’ Morisso 2010 di Giuseppe Mascarello, a 3.900 euro. Chiudono la top ten, ancora 3 bottiglie di Brunello Biondi Santi (Riserva 1971, 1985, 1997), a 3.900 euro, con l’incremento record del +267% sulla base d’asta, 12 bottiglie di Amarone della Valpolicella di Dal Forno, in una mini verticale di 3 bottiglie per ogni annata (2008, 2009, 2010 e 2011), battute a 3.200 euro, e la magnum di Brunello di Montalcino 1983 di Case Basse (Soldera), a 2.250 euro.
“I fine wines sono una delle poche cose piacevoli che la gente può concedersi in questo momento, specie se si parla di Italia, perché dalle wine dinner che hanno avvicinato questa asta - spiega ancora Raimondo Romani - è emersa una grandissima voglia di viaggiare nel nostro Paese, ma non potendo, ci si “accontenta” di un’esperienza nel bicchiere. Quella dell’asta è una possibilità che tante aziende hanno saputo cogliere, ma potrebbe rivelarsi interessante anche per tanti ristoratori che hanno necessità di ruotare la cantina, specie in questo momento. Bisogna considerare che non abbiamo prezzi di riserva, ma in asta il prezzo arriva sempre, automaticamente, lo fa il mercato, anche se tanti in Italia non capiscono questo meccanismo e preferiscono seguire canali diversi, rinunciando ad una grande possibilità”.
Come detto, oltre alla prima asta enoica 2020 ad Hong Kong, è stata la prima collaborazione tra Gelardini & Romani Wine Auctions e Finarte, che ha curato tutto l’aspetto della vendita online, per cui è passata una quota inferiore al 10% dei lotti battuti. “È stata una collaborazione davvero interessante - racconta a WineNews Guido Groppi, Capo Dipartimento Vini e Distillati di Finarte - specie all’atto pratico, svegliandoci alle 4 di notte ed aggiornando la piattaforma via via che i lotti venivano battuti da Hong Kong. Una buona prima, con tanti lotti assegnati in Europa, e collezionisti in piedi dalle 5. Un esperimento di avanguardia, con lotti (diventati quasi mille alla fine) battuti a ritmi furibondi, difficili da seguire online, ma si può fare. È stato un momento interessante per il mercato del vino italiano, e adesso che ci conosciamo, e sappiamo quali sono i nostri rispettivi criteri, penso che la collaborazione possa rivelarsi duratura. Il potenziale - continua Groppi - sta anche nel fatto che loro vendono ad Hong Kong, noi in Italia, quindi ci possiamo completare, ma abbiamo ancora un altro mercato da poter sfruttare, quello degli Stati Uniti e del resto d’Europa. Tra i collezionisti italiani non vedo grandi cambiamenti all’orizzonte. Tra le ragioni dell’acquisto c’è sicuramente l’investimento, per cui per ora saranno Bolgheri, Super Tuscan, Brunello e Barolo a tirare il mercato, ma per il futuro, anche io come Raimondo Romani punterei sull’Etna, rosso e bianco, perché sono vini destinati all’invecchiamento, anche se al momento di vecchie annate non ce ne sono molte in giro. Altra zona d’Italia da segnalare e seguire, secondo me, sono - conclude il Capo Dipartimento Vini e Distillati di Finarte, Guido Groppi - Valtellina e Nord del Piemonte, quindi ancora Nebbiolo, un brand eccezionale ed un vitigno di sicura capacità evolutiva”.

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