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RISICOLTURA

Crolla la produzione di riso in Italia: nel 2021 si è perso un quarto di raccolto

Le cause sono il maltempo e la crisi energetica. Coldiretti chiede un tavolo di filiera per salvaguardare un settore dove il Belpaese è leader in Ue
Coldiretti, RACCOLTO, RISO, Non Solo Vino
Crolla la produzione di riso in Italia: nel 2021 si è perso un quarto di raccolto

Da una parte il maltempo e il cambiamento climatico, dall’altra la crescita del costo di produzione per via dei rincari nei prezzi di carburanti e mezzi tecnici, fertilizzanti in primis: sono i due principali motivi del crollo di produzione del riso italiano nel 2021, che registra un calo tra il 20 e il 25% (ma la qualità si conferma ottima). A tracciare un primo bilancio è la Coldiretti, che chiede, al Ministero delle Politiche Agricole, la convocazione urgente di un tavolo di filiera per individuare misure che possano salvaguardare un settore che vede l’Italia leader in Europa, con 226.800 ettari coltivati e 4.000 aziende agricole che raccolgono ogni anno 1,5 milioni di tonnellate di risone, la metà dell’intera produzione europea. A preoccupare è, però, sottolinea Coldiretti, anche il fatto che il 18 gennaio 2022 scadrà la clausola di salvaguardia, la misura della Commissione Europea che ha eliminato la facilitazione del dazio zero sull’import di riso indica dalla Cambogia e dal Myanmar nell’ambito del regime Eba (tutto tranne le armi).
Facilitazioni che, peraltro, sono state sospese solo per la varietà di riso indica, mentre per la japonica hanno continuato a rimanere attive, nonostante le violenze verificatesi nel Myanmar in seguito al golpe militare. Una vera e propria invasione di prodotto asiatico a basso costo e scarsa qualità è dunque attesa, denuncia la Coldiretti, se non si troveranno soluzioni atte a riconfermare la clausola di salvaguardia o per includere il riso nell’elenco dei prodotti riassoggettati a dazio.
In pericolo, conclude la Coldiretti, non è solo l’economia e l’occupazione per oltre 10.000 famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Sono 200 infatti le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.

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