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TRA STORIA E SAPORI

L’11 novembre è San Martino, “capodanno agrario”. E festa antichissima, e gastronomica, di Venezia

Legata alla leggenda di San Martino di Tours, tra calli e campielli si celebra con castagne, vino ed il tradizionale “biscotto di San Martino”

Domani si celebra in tutta Italia San Martino, antico “capodanno agrario”, resto immortale dalla omonima poesia di Giosuè Carducci, con la splendida immagine enoica che racconta come “dal ribollir de’ tini / va l’aspro odor de i vini / l’anime a rallegrar”. Festa di antica tradizione, legata al Santo Martino di Tours e al miracolo avvenuto dopo aver tagliato a metà il suo mantello per aiutare un viandante, poi apparso in sogno e rivelatosi essere Gesù, per ripararsi dal freddo, come ogni altra antica festa in Italia, soprattutto legata al mondo agricolo (ed in particolare al tema della vendemmia, come testimonia il detto “A San Martino ogni mosto diventa vino”), viene festeggiata in mille modi diversi. Ed una delle celebrazioni più antiche è quella relativa alla Festa di San Martino dell’11 novembre, una ricorrenza popolare parte di una tradizione veneziana antichissima che, ancora oggi, invade le calli e i campielli della città, oltre al palato, con il tradizionale “biscotto di San Martino”.
“Profumo di castagne arrostite e di vino nuovo, mestoli di legno che battono sui coperchi di alluminio di sgarrupate pentole, o di barattoli che fungono da tamburi. Le vetrine delle pasticcerie e dei migliori panifici veneziani espongono coloratissimi i dolci di San Martino: biscotti di pasta frolla, di diverse dimensioni, a forma del Santo, su un cavallo e con la spada in mano, decorati con la glassa, caramelle, soldi di cioccolato e le tipiche palline argentee chiamate “spaccadenti”. E gruppi di bambini che, con una corona di carta in testa, girano per le calli veneziane intonando a squarcia gola la filastrocca di San Martino. A Venezia, l’11 novembre si festeggia così, con calli invase dal chiasso e dalle festanti voci dei bambini che, in cambio della canzone, chiedono ai negozianti qualche caramella o un soldino”, spiega “1600 Venezia” https://1600.venezia.it/, progetto del Comune di Venezia per celebrare i 1600 anni della fondazione di una delle città italiane più famose nel mondo, la cui “nascita” si fa risalire al 25 marzo 461.
A Venezia l’usanza di celebrare il Santo è legata alla presenza della chiesa dedicata proprio a San Martino di Tours, nel sestiere di Castello, a pochi passi dall’Arsenale. Ancora oggi non si conosce con precisione in quale epoca venne fondata la chiesa: alcuni ritengono che sia risalente all’VIII secolo, per mano di colonie longobarde o famiglie ferraresi, scappate dal paese natio. Secondo la tradizione invece, sembra sia risalente ai secoli VI e VII. Di sicuro si sa che la devozione al Santo patrono trova origine nel fatto che la chiesa custodiva alcune reliquie del cavaliere convertito, fra cui un pezzo di tunica, una falange e una tibia. Quest’ultima venne poi ceduta alla Scuola Grande di San Giovanni evangelista in cambio di una somma di denaro che serviva per il restauro della chiesa con l’obbligo, però, di riportare ogni 11 novembre la reliquia con una lunga processione che attraversava Venezia, dalla Scuola di San Giovanni alla chiesa di San Martino. Il Santo è presente anche in alcuni elementi esterni della chiesa: nella sommità del timpano, all’estremità, si trovano le statue di San Martino Vescovo e di San Martino Papa, mentre sulla destra c’è un bassorilievo del XV secolo raffigurante San Martino che dona il mantello al povero.
E così nella città di Venezia, e da qualche anno anche in tutti restanti territori della provincia, è di uso popolare preparare il dolce di San Martino, che è stato inventato proprio dai fornai veneziani e che non manca mai nelle tavole dei residenti. In passato la forma del biscotto era di dimensioni ridotte, con una pasta frolla più croccante rispetto a quella odierna e con uno strato di cioccolato; oggi invece ha una pasta frolla molto friabile e arricchita da tante decorazioni: della ghiaccia reale ai cioccolatini, dai confetti colorati alle caramelle di ogni consistenza e colore. Diversamente dal centro storico e dalle isole, in molte frazioni del Comune di Venezia si festeggia San Martino ricordando il cosiddetto “capodanno contadino” consumando per le strade castagne e vino, in un periodo di fine raccolto e di riposo dal faticoso lavoro della terra. Nel mondo agricolo, infatti, la festività di San Martino è legata alla tradizione, in questo periodo, di spillatura dalle botti il nuovo vino dell’annata. Da qui il detto “A San Martino ogni mosto diventa vino”.

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