Dove un tempo c’erano aranci e limoni adesso nascono piante di banana, mango e avocado. Tra gli effetti del cambiamento climatico c’è anche l’arrivo in Italia di coltivazioni di frutta tropicale, raddoppiate in meno di tre anni con un boom di oltre 1.000 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria. Lo rivela un’analisi Coldiretti per gli “Stati Generali” dei florovivaisti italiani sul futuro verde delle città a Giarre (Catania), in Sicilia, dove sono più evidenti le conseguenze della tropicalizzazione del clima che sta rivoluzionando l’agricoltura, con il moltiplicarsi di eventi estremi e danni ma anche con l’arrivo di nuove colture, mai viste nel passato in Italia.
Sempre più spesso nelle regioni del Sud prima si sperimentano e poi si avviano vere e proprie piantagioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina, dalle banane al mango, dall’avocado al lime, dal frutto della passione all’anona, dalla feijoa al casimiroa, dallo zapote nero fino al litchi, per un consumo totale stimato in oltre 900.000 tonnellate a livello nazionale. Il tutto grazie all’impegno di giovani agricoltori che, ricorda la Coldiretti, hanno scelto questo tipo di coltivazione, spesso recuperando e rivitalizzando terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici e in precedenza destinati alla produzione di arance e limoni. Una scelta per rispondere all’esigenza di oltre sei italiani su 10 (61%) che acquisterebbero tropicali italiani se li avessero a disposizione invece di quelli stranieri, secondo un sondaggio Coldiretti-Ixè. Il 71% dei cittadini sarebbe inoltre disposto a pagare di più per avere la sicurezza dell’origine nazionale dei tropicali. Una tendenza motivata dal maggiore grado freschezza ma anche dalle preoccupazioni sulle garanzie di sicurezza del prodotto importato.
Quello delle piante tropicali Made in Italy, sottolinea la Coldiretti, è un fenomeno destinato a modificare in maniera profonda i comportamenti di consumo nei prossimi anni, ma anche le scelte produttive delle stesse aziende agricole per gli effetti del surriscaldamento determinati dalle mutazioni del clima. Il 2021 in Italia, spiega Coldiretti, è stato fino ad ora il dodicesimo anno più caldo della storia da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1800, con una temperatura superiore di 0,69 gradi rispetto alla media storica nei primi 10 mesi, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr. E non è un fatto isolato ma strutturale in Italia, dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine anche il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003.
“Il fenomeno degli alberi esotici Made in Italy, spinto dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole italiane nell’affrontare in maniera costruttiva i cambiamenti climatici nonostante le difficoltà e i danni causati da eventi meteo sempre più estremi che negli ultimi dieci anni hanno provocato oltre 14miliardi di euro di danni al nostro sistema agroalimentare”, sottolinea il presidente Coldiretti Ettore Prandini, presente agli Stati Generali dei florovivaisti italiani assieme al Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.
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