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CORDATA SOLIDALE

Le aziende italiane unite contro la fame con la “Cena di Natale più grande del mondo”

Imprese e chef coinvolti nel progetto di “Azione contro la Fame”, che sosterrà interventi contro l’insicurezza alimentare in Sahel, in India e Milano
AZIONE CONTRO LA FAME, CENA DI NATALE, Non Solo Vino
Azione contro la fame lancia la “Cena di Natale più grande del mondo”

Una tavola virtuale, con più commensali possibili, per unire le forze e aiutare migliaia di famiglie in Italia e nel mondo: è l’obiettivo de “La Cena di Natale più Grande del Mondo” (www.azionecontrolafame.it/lacenapiugrande), iniziativa lanciata da “Azione contro la Fame”, organizzazione umanitaria specializzata nella lotta alla fame e alla malnutrizione infantile, e rivolta alle aziende, che possono donare il budget che avrebbero stanziato per la loro tradizionale festa natalizia, coinvolgendo anche i dipendenti, per combattere quella che è una vera e propria “pandemia silenziosa”, che interessa 811 milioni di persone nel mondo e che si sta propagando, in termini di insicurezza alimentare, anche nel nostro Paese: nel 2020, la povertà assoluta in Italia ha riguardato oltre 5,6 milioni di persone (il 9,4% dei residenti nel Belpaese, contro il 7,7% dell’anno precedente), di cui 1,3 milioni di bambini (dati Istat).
Saranno tre, in particolare, le attività sul campo che saranno supportate dall’organizzazione attraverso le iniziative di Natale 2021
: un progetto di intelligenza artificiale in Sahel, per contrastare i cambiamenti climatici e indirizzare le comunità di pastori verso le aree migliori, orti comunitari e supporto all’allevamento di pollame ed ovini puntando sull’empowerment femminile per la sicurezza alimentare in India e il primo progetto promosso da Azione contro la Fame in Italia, “Dall’emergenza all’autonomia”, un’attività “pilota” che mira a contrastare l’insicurezza alimentare e la povertà assoluta nel nostro Paese.
Molti chef hanno risposto alla chiamata solidale dando la loro disponibilità per cooking class digitali con le aziende, da Ritu Dalmia (Ristorante Cittamani) a Cesare Battisti (Ratanà), da Marc Lantieri (Castello di Grinzane Cavour) a Lorenzo Venturelli (La Porta di Bologna), da Francesco Mascheroni (Armani Ristorante) a Ferdinando Palomba (Emporio Armani Ristorante).
Tra le aziende che per prime hanno aderito ci sono Bonduelle, Epson, Falck Renewables e Scor, Kearney, Flying Tiger Copenhagen, Edenred, alcune con donazioni liberali, altre scegliendo i prodotti natalizi solidali di Azione contro la Fame, dal classico panettone alle tovagliette di Moroni Gomme. Le aziende sostenitrici hanno poi potuto raccontare il proprio impegno solidale tramite un e-card natalizia o divulgando alla propria rete di clienti e fornitori la propria pagina del sito ufficiale dell’iniziativa, con l’intento di continuare ad aggiungere “posti a tavola”.

C’è poi chi si aggregherà alla maratona di Natale di Azione contro la Fame sensibilizzando i propri clienti all’interno dei propri punti vendita, con una operazione di “cause related marketing”. Gli “artigiani del Sushi” di Kelly Delly, tramite i 200 punti vendita presenti in Italia, contribuiranno alla lotta alla fame e alla malnutrizione infantile promuovendo una raccolta fondi legata alla vendita dei propri menu.
“Lo spirito dell’iniziativa è molto semplice: in un momento in cui tutti, responsabilmente, siamo chiamati a evitare assembramenti e, quindi, anche occasioni di scambio di auguri, abbiamo pensato che l’online, grazie alle piattaforme di conference call, offre oggi la possibilità di imbandire una tavola virtuale a cui tutti possono partecipare - ha dichiarato Simone Garroni, dg “Azione contro la Fame” - con la “Cena di Natale più grande del mondo” non è più necessario, usando una celebre espressione tratta dalla commedia di Garinei e Giovannini, “aggiungere un posto a tavola”.
Ma non solo: i commensali potranno contribuire a dare cibo a chi non ce l’ha. Partecipare, infatti, diventa non solo un’opportunità per dare cibo ed alimenti terapeutici ai bambini malnutriti nel Sud del mondo ma anche un modo per consentire alle famiglie più vulnerabili del nostro Paese di liberarsi dalle catene dell’insicurezza alimentare”.

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