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MADE IN ITALY

Accesso al credito, dopo il vino anche l’olio può beneficiare del pegno rotativo

Le aziende ottengono così liquidità anticipata rispetto ai tempi di completamento del ciclo produttivo. Il deputato L’Abbate: “opportunità concreta”
ECONOMIA, OLIO, PEGNO ROTATIVO, Non Solo Vino
Accesso al credito, dopo il vino anche l’olio può beneficiare del pegno rotativo

Accesso al credito, arriva una importante novità per un prodotto di eccellenza del made in Italy agroalimentare: da qualche giorno, infatti, anche l’olio italiano potrà beneficiare del pegno rotativo. Anche per “l’oro verde” a marchio Dop e Igp è stato implementato il portale informatico del ministero delle Politiche Agricole, dove sarà possibile registrare telematicamente le operazioni. Ad annunciare la novità è il deputato Giuseppe L’Abbate, esponente M5S in Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, che avviò il “Progetto Credito” quando ricopriva il ruolo di sottosegretario alle Politiche Agricole. Lo strumento di accesso al credito, ha spiegato il parlamentare, “è già attivo per il comparto vitivinicolo e ha permesso di immettere, in pochi mesi dalla sua attivazione, oltre 30 milioni di euro di liquidità nelle imprese agricole con un costo pari a zero per le casse dello Stato”. L’Abbate ha aggiunto che il Pegno rotativo, introdotto con il decreto legge Cura Italia, è “un’opportunità importante e concreta per poter dare liquidità alle imprese olivicole-olearie, soprattutto in questo periodo in cui si registra un forte aumento dei costi che devono sopportare”.
E adesso l’olio evo potrà seguire l’esempio tracciato dal vino. Secondo Coldiretti, il pegno rotativo per le specialità alimentari a denominazione di origine è una forma di finanziamento innovativa particolarmente adatta per alimenti che chiedono tempo per completare il ciclo produttivo come ad esempio l’invecchiamento dei vini, la stagionatura dei formaggi o l’affinamento dei salumi. Le aziende agricole ottengono pertanto una liquidità anticipata rispetto ai tempi standard di completamento del ciclo produttivo.
La notizia è stata accolta positivamente dal settore agricolo, Toscana compresa, regione in cui si è sviluppata una “Dop Economy” tra le più importanti grazie alle produzioni di punta. Nei primi nove mesi del 2021 il pegno rotativo è stato utilizzato da 64 aziende a livello nazionale per i vini a denominazione d’origine, la metà delle quali è toscana. La Toscana è la prima regione in Italia per numero di Dop, Igp e Sgt con 92 prodotti per un valore complessivo delle produzioni di 1,156 milioni di euro di cui 152 milioni dal cibo e 1.004 milioni dal vino (+4,4% tra il 2018 e 2019) e la seconda regione per numero di specialità alimentari tradizionali con 463 produzioni. Tra i prodotti più “forti” ed appetibili sul mercato nazionale ed internazionale, oltre al vino, le cui produzioni certificate valgono l’85% dell’intero paniere toscano a denominazione, c’è proprio l’olio extravergine che conta sei denominazioni (cinque Dop e una Igp) prendendosi un terzo dell’intero valore alla produzione nazionale. Da solo l’Igp Toscano, la più importante denominazione olivicola nazionale con quasi 9 mila soci, contribuisce alla metà del valore al consumo di tutti gli olii Dop e Igp italiani: 50 milioni su 100 milioni circa secondo una stima del Consorzio di Tutela dell’olio di oliva extravergine Toscano Igp.
“L’agroalimentare di qualità della nostra regione è un pegno molto gradito alle banche interessate ad investire nella qualità e nel valore del Made in Tuscany - spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana- il valore complessivo delle filiere certificate nella nostra regione prosegue il suo percorso di crescita nonostante le molte difficoltà del periodo come conferma anche lo straordinario aumento delle esportazioni nel terzo trimestre (si va verso i 3 miliardi di euro di export ndr). Le banche scommettono sul paniere di qualità della nostra regione sapendo benissimo che non correranno alcun rischio mentre le aziende ricevono liquidità anticipata che possono reimpiegare subito sul ciclo produttivo”.

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