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IL CASO

Pomodoro da industria italiano, non c’è l’accordo sul prezzo (si tratta sui 10 centesimi al chilo)

L’allarme Confagricoltura e Coldiretti per la tenuta di un comparto dell’agroalimentare di cui l’Italia è tra i leader a livello mondiale
Coldiretti, Confagricoltura, CRISI, POMODORO DA INDUSTRIA, Non Solo Vino
Momento difficile per il pomodoro italiano (ph: Michael Pierce via Unsplash)

100 euro a tonnellata, ovvero 10 centesimi al chilo. È su queste cifre che si sta giocando l’accordo su un prodotto importante per l’agricoltura italiana, il pomodoro da industria. Ma la contrattazione è in stallo, e le organizzazioni agricole, già in fibrillazione per l’aumento dei prezzi e l’allarme sull’approvvigionamento di grano e altre materie prime, sono in allarme.
“Con il prezzo del pomodoro da industria ancora in stallo, la mancanza d’acqua e i costi di produzione in crescita, è in pericolo il futuro del comparto. Finora non sono emersi risultati soddisfacenti dalla trattativa dell’area nord e la distanza è ancora troppa. Al Sud, purtroppo, ancora tutto tace e le contrattazioni non sono nemmeno iniziate”. Lo afferma Massimo Passanti, presidente della federazione nazionale di prodotto Confagricoltura, alla luce delle ripetute fumate nere dagli incontri tra parte agricola e industriale. Che mettono a rischio anche le superfici utilizzate per il pomodoro.
“L’Italia - sottolinea Confagricoltura - è prima al mondo per produzione di polpe, passate e sughi; terza per quantitativi di pomodoro trasformati. In totale, nel 2021, sono stati coltivati oltre 70.000 ettari e la quantità consegnata all’industria ha superato i 6 milioni di tonnellate, la regione leader per superficie coltivata è l’Emilia-Romagna.

“È una fase particolarmente difficile e delicata - rimarca Passanti - perché questi sono i giorni decisivi per stabilire su cosa investire: chi sceglie di coltivare pomodoro deve ordinare le piantine da mettere a dimora, per poi raccogliere ad agosto. Tra il continuo incremento dei costi di produzione e la mancanza d’acqua c’è il concreto timore che i produttori storici si dirigano verso colture che richiedono meno investimenti e minori rischi come mais, sorgo, girasole e soia, vista anche l’impennata dei prezzi, dovuti anche alla guerra in Ucraina e alla chiusura del mercato ungherese’’. L’invito di Confagricoltura è quello di accorciare le distanze e trovare al più presto un accordo, tanto più che l’intesa per il pomodoro da industria è già stata raggiunta in Spagna e Portogallo con incrementi in valore ben superiori a quelli proposti dalla parte industriale italiana.
I 100 euro a tonnellata prospettati, infatti, coprirebbero a malapena i costi di produzione, senza considerare le eventuali incognite climatiche e sanitarie. Ad alzare l’allarme è anche la Coldiretti, secondo cui “senza accordo sul prezzo del pomodoro per pochi centesimi al chilo rischia tutta la produzione di salsa e passate made in Italy, proprio in un momento in cui con la guerra in Ucraina e l’esplosione dei costi delle materie prime e dell’energia l’Italia ha bisogno di mettere in campo tutte le sue risorse per garantire le produzioni alimentarie e le forniture di cibo alle famiglie italiane”. “Con il rincaro dei costi energetici che si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, si arriva al paradosso di pagare più la bottiglia del pomodoro in essa contenuto. Ad esempio - spiega Coldiretti - in una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità”.
Una situazione che mette a rischio le produzioni nazionali. E in più il nulla di fatto nelle trattative con le industrie - avverte la Coldiretti - rischia quindi di favorire le importazioni dal resto del mondo già cresciute del 40% nell’ultimo anno, con l’invasione di pomodoro, fra salse e passate, da parte di Cina (+47%) e Stati Uniti (+59%) con una vera e propria esplosione degli arrivi dalla Turchia passati da 189.000 chili a quasi 23 milioni di chili di derivati e trasformati.

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