Il genius loci di Enrico Druetto l’ha portato sotto una «topia», un pergolato d’uva, di Almese, comune della Val Susa poco a Nord di Torino. Era febbraio 2009 e Giorgio Falca stava potando alcune viti a piede franco di Baratuciat, vitigno antico e quasi scomparso. Enrico lo conosceva perché aveva letto un articolo di Paolo Massobrio, entusiasta da un assaggio casuale. S’incuriosì, si fece dare alcuni tralci e li portò in vivaio. Iniziò così: la farmacia a Murisegno, la vigna ad Alfiano Natta a casa del nonno. La prima vigna sperimentale fu spazzata via nel 2012 da una violenta grandinata. Ma da quel che rimaneva iniziarono a gettare nuovi tralci. Oggi sono 3000 metri. Qui nasce il Preja, vinificato solo in acciaio e affinato in tonneaux. La prima vendemmia nel 2013: «Da subito ho capito che il Baratuciat è un vino straordinario con un’ossidazione raffinatissima che va controllata con l’affinamento. Occorre tempo per sviluppare tutti i potenziali: le note balsamiche, idrocarburiche e di canfora». Enrico ha in progetto di fare un Baratuciat che uscirà tra 10 anni. Ha già iniziato con la Slarina, altro vitigno raro: «Si adattano al Monferrato: hanno una maturazione tardiva, sopportano bene il caldo e lo stress idrico, resistono alla peronospora. Danno vini di grande complessità e di lunga conservazione». Un bel corpo, note di pesca matura, di menta, di idrocarburo. Sperimentato con un carpaccio di bottarga.
(Fiammetta Mussio)
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