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IN BALLO 3,2 MILIARDI DI EURO

Buoni pasto, arriva la schiarita: verso commissioni al 5%, e poi la riforma del settore

Ad annunciarlo il Vice Ministro all’Economia, Laura Caselli, nell’incontro con le rappresentanze della ristorazione e della distribuzione

Dopo le proteste di ristorazione e distribuzione, culminate con lo sciopero di metà giugno, arriva una schiarita sul tema dei buoni pasto, strumento che nel 2019 ha mosso 3,2 miliardi di euro (e che è una fonte importante di sostegno al reddito, e deducibile al 100% per le imprese). E sul quale il Governo ha annunciato una riforma che, innanzitutto, abbasserà le commissioni, prima richiesta degli esercenti. “Nel primo provvedimento utile inseriremo una norma che ristabilisce equità, ed evita le storture di un settore che, di fatto, penalizzavano solo gli esercenti. In un momento di particolare crisi del settore, dovuto anche agli effetti negativi della pandemia e della guerra in Ucraina, assicuriamo un sostegno concreto con minori commissioni (al 5%, ndr), a carico degli esercenti, che si possono stimare in quasi 150 milioni di euro, per le sole gare di prossima emanazione. Risorse che rimarranno quindi agli esercenti”. A dirlo il vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, nell’incontro i rappresentanti Fipe - Confcommercio, Fida, Fiepet - Confesercenti, Federdistribuzione, Ancc-Coop e Ancd-Conad, le organizzazioni di categoria che riuniscono la maggior parte di bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati che quotidianamente accettano i buoni pasto e che, il 15 giugno, avevano deciso di non ritirare i buoni pasto.
“Si tratta di un provvedimento ponte, perché gli incontri di queste due settimane con le organizzazioni di categoria, e le riflessioni fatte con il Gabinetto e gli Uffici del Ministero, mi hanno, anzi ci hanno convinto, dell’esigenza di arrivare, entro fine anno, ad una riforma complessiva del settore dei servizi sostitutivi di mensa. Anche per questo - prosegue - il tavolo tecnico continuerà a riunirsi e probabilmente verrà allargato anche ad altri attori”.
“Prima dell’introduzione della norma - ha aggiunto Castelli - su cui interveniamo, il meccanismo delle gare pubbliche registrava valori della commissione applicata agli esercenti non superiori al 5%, negli ultimi anni invece hanno visto lievitare notevolmente questa commissione. Se guardiamo all’esperienza delle procedure bandite da Consip lo sconto offerto, e quindi la commissione praticata agli esercenti, nelle ultime edizioni della procedura di gara ha avuto valori ricompresi fra il 21% e il 14%. Nella gara BP9 la media ponderata delle commissioni/sconti ottenuti è stata di 16,55%”.
“La disciplina transitoria - spiega ancora la Caselli - che resterà in vigore fino a fine anno, permetterà alle centrali di committenza, e più in generale a tutte le stazioni appaltanti, di bandire procedure di gara per l’acquisizione di questi servizi con modalità che consentono di ridurre la misura della commissione applicata agli esercenti, in particolare svincolando l’entità della commissione dallo sconto praticato alla pubblica amministrazione. È una misura - prosegue - che fissa anche un tetto massimo alla Commissione, riportandolo ai valori precedenti che, peraltro, sono in linea con quello di molti Paesi europei”.
Un annuncio accolto con favore dalle organizzazioni dei pubblici esercizi e della grande distribuzione. “Il passo in avanti che registriamo oggi sulla questione dei buoni pasto è estremamente positivo e apre la strada a una soluzione che auspichiamo, una volta approvata, ponga fine al più presto ad una situazione ormai insostenibile per le nostre aziende, che pagano commissioni eccessive a fronte di un prezioso servizio erogato ogni giorno a milioni di lavoratori. Diamo atto dell’impegno con cui la Vice Ministra dell’Economia, Laura Castelli, che ringraziamo, ha raccolto le istanze delle imprese, sostenendo una proposta di intervento che rimarca l’importanza di tutelare il sistema dei buoni pasto, introducendo un principio di equità tra il servizio offerto e le commissioni applicate alle aziende della distribuzione e della ristorazione. L’auspicio è che la soluzione individuata, che andrà adesso all’esame delle aule parlamentari, sia il primo tassello di un percorso che porti alla necessaria riforma strutturale del sistema dei buoni pasto, ormai non più procrastinabile”.

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