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DATI OEMV

Nel primo semestre 2022 le importazioni di vino crollano in Cina e volano in Giappone

Asia a due velocità: l’Italia ha spedito verso Pechino 68 milioni di euro di vino (-12,8%) e 87 milioni di euro (+10,3%) a Tokyo
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Il mercato del vino asiatico

Per capire l’andamento del mercato del vino in Asia, è importante ricordare che l’impatto della pandemia è stato, e continua ad essere profondamente diverso da Paese a Paese. La Cina, da dove tutto è iniziato, e che meglio di qualunque altro Stato ha saputo contenere l’epidemia (poi diventata pandemia) di Covid-19, paga oggi il conto della rigidità della politica dei contagi zero propugnata da Pechino, che continua, anche con una manciata di positivi, a mettere in quarantena città di milioni di persone, paralizzando l’economia interna e ostacolando pure il commercio internazionale. Il Giappone, al contrario, dopo il lockdown iniziale ha deciso per una gestione molto più occidentale, pagando un conto importante in termini di decessi, ma ristabilendo presto i confini della normalità.

Le conseguenze di tutto ciò si rispecchiano, inevitabilmente, anche sulle importazioni di vino nei primi sei mesi del 2022, il giro di boa di un anno pieno di difficoltà e complessità. In cui la Cina, come si legge nell’ultimo report dell’Oemv - Observatorio Español del Mercado del Vino, ha speso in totale 690 milioni di euro, il 10,4% in meno del primo semestre 2021 (e meno della metà del 2018, ndr), per 183,7 milioni di litri (-13,3%) ed un prezzo medio di 3,74 euro al litro (+3,3%). A valore, il primo fornitore è ancora, e di gran lunga, la Francia, con quasi 300 milioni di euro (-7,7%) di vino spedito verso Pechino, seguita dal Cile (+19,7%), che ha avuto la capacità di riempire in fretta lo spazio lasciato libero dal vino australiano ormai sparito dal mercato cinese, con 178 milioni di euro, e dall’Italia, che segue a distanza con 68 milioni di euro (-12,8%), davanti alla Spagna, a quota 48 milioni di euro (-28,9%).

A volume, il Cile con 81,1 milioni di litri (+26,2%) per poco non doppia la Francia (-21,2%), ferma a 43,8 milioni di litri, mentre la Spagna si conferma, con 20,7 milioni di litri (-31,1%), al terzo posto, davanti all’Italia, con 14,7 milioni di litri (-13,1%). In termini di tipologie, l’unica a crescere è la categoria dei vini sfusi, cresciuti del 24,5% a valore e del 2% a volume sul primo semestre 2021. Perdono il 16,1% a valore ed il 28,9% a volume gli spumanti, male anche l’imbottigliato fermo, -12,6% a valore e -19,3% a volume, ed il bag in box, che perde il 6,7% a valore ed il 20,3% a volume.

Il Giappone, invece, vive un momento diametralmente opposto, almeno per quanto riguarda i consumi di vino. Nei primi sei mesi del 2022 le importazioni hanno superato i 768 milioni di euro, in crescita del 27,8% sullo stesso periodo del 2021, per 124,8 milioni di litri di vino (+7%) ed un prezzo medio di ben 6,16 euro al litro (+19,4%). A valore, la Francia, anche qui, è irraggiungibile, con un giro d’affari di 440 milioni di euro (+32%). Staccatissima, con un giro d’affari comunque rilevante, pari a 87 milioni di euro, l’Italia (+10,3%), davanti al Cile a quota 72,4 milioni di euro (+26,6%), quindi gli Usa, con 70,8 milioni di euro (+55%) e la Spagna, con 47 milioni di euro (+4%).

A volume, il primo esportatore di vino in Giappone, proprio come in Cina, è il Cile, a quota 35,3 milioni di litri (+10,7%), seguito dalla Francia, con 28,5 milioni di litri (+6,9%), e dall’Italia, a quota 19,9 milioni di litri (+1,9%), praticamente appaiata alla Spagna, con 19,8 milioni di litri (-1,9%). Guardando alle diverse tipologie, il segno più riguarda tutti: dagli spumanti (+41% a valore e +14,2% a volume) ai vini fermi imbottigliati (+20,4% a valore e +3,7% a volume), dal vino sfuso (+24,3% a valore e +9,5% a volume) al vino in bag-in-box (+35,5% a valore e +22,1% a volume).

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