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EMERGENZA IDRICA

Acqua e siccità, insediata la Cabina di Regia permanente a Palazzo Chigi. In arrivo il Commissario

Confagricoltura e Coldiretti plaudono. Il Ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida: “serve razionalizzazione e meno burocrazia. Le risorse ci sono”
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Il tavolo sull’emergenza idrica voluto dal Governo (ph: Palazzo Chigi)

Da anni la gestione dell’acqua è una delle grandi e strutturali criticità italiane, e la cui soluzione, per quanto complessa, non è più rinviabile, come del resto racconta la cronaca, pressochè quotidiana, degli effetti negasti del cambiamento climatici anche in un Italia che vive sempre più intensamente il tema della siccità. E per questo “servono interventi strategici di breve, medio e lungo periodo: per questo oggi è stata convocata la cabina regia dal Consiglio dei Ministri per risolvere le criticità. Nei prossimi giorni giorni ci auguriamo di ragionare per azioni immediate e che il Parlamento sia coinvolto”: sono le parole del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, oggi alla Camera dei Deputati, dopo il tavolo sulla crisi idrica a Palazzo Chigi, presieduto dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a cui hanno preso parte, oltre al Ministro Lollobrigida, tra gli altri, i Ministri Matteo Salvini (Infrastrutture), Raffaele Fitto (Affari Europei e Pnrr), Gilberto Pichetto Fratin (Ambiente e Sicurezza Energetica), Roberto Calderoli (Autonomie), Nello Musumeci (Politiche del Mare). Dove si è istituita “a Palazzo Chigi, una cabina di regia tra tutti i Ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale, d’intesa con le Regioni e gli enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie”, e dove si è stabilito di affrontare la questione “lavorando a un provvedimento normativo urgente che contenga le necessarie semplificazioni e deroghe e accelerando i lavori essenziali per fronteggiare la siccità; avviando una campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile della risorsa idrica, ed individuando un Commissario Straordinario con poteri esecutivi rispetto a quanto programmato dalla cabina di regia”, spiega Palazzo Chigi.
“La mancanza di acqua è un problema che investe tutta la popolazione, ma è percepito soprattutto dalle aziende agricole. Il Governo oggi ha convocato la prima riunione della cabina di regia, per affrontare un problema che riguarda gli ultimi vent’anni. È urgente - ha detto Lollobrigida - procedere alla razionalizzazione delle governance, ma dobbiamo immaginare programmazioni di breve, medio e lungo periodo. È indispensabile elaborare un piano per la realizzazione di invasi e bacini e farlo in maniera rapida, semplificando le norme per realizzarle. Esistono, comunque, ingenti risorse - ha aggiunto il Ministro - quasi 8 miliardi che sono pronti da qualche anno con difficoltà a spenderli spesso per ragioni burocratiche. Abbiamo messo 225 milioni sull’innovazione tecnologica in agricoltura per cercare di elaborare un sistema di risparmio idrico e a fronte del cambiamento climatico dovremmo lavorare per quanto possibile con colture meno idroesigenti. È, comunque, un tema che dobbiamo affrontare in sede europea”.
Intanto, però, in attesa di passi concreti, sono positive le reazioni del mondo agricolo. “Accogliamo con con soddisfazione l’insediamento della cabina di regia, voluta dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sulla crisi idrica. I livelli attuali dei fiumi e dei laghi - commenta Confagricoltura - lasciano pochi dubbi sul ricorso a razionamenti nelle prossime settimane. In questo senso, è indispensabile che la task-force di Palazzo Chigi ascolti i territori e le rappresentanze imprenditoriali attraverso cabine di regia da istituire a livello locale. Le criticità attuali richiedono interventi immediati, ma non bisogna appiattirsi sull’emergenza”, ricorda Confagricoltura, che chiede al Governo “un “Piano Acque” organico, che fornisca al Paese e al settore primario opere infrastrutturali significative dove raccogliere e stoccare le precipitazioni atmosferiche. Questo piano può essere realizzato recuperando risorse sia dal Pnrr, sia dai Fondi di Coesione. Non bisogna sprecare neanche una goccia d’acqua. Per questo motivo occorre anche sbloccare e incentivare il riutilizzo a fini irrigui delle acque reflue depurate, una priorità non più procrastinabile”. Il “Piano Acque” che Confagricoltura propone riguarda anche il rinnovo delle infrastrutture esistenti: “non bisogna dimenticare l’importanza della manutenzione costante della rete distributiva che attualmente registra perdite medie del 36%. Attività da garantire anche agli invasi che, spesso, soffrono di interramento perdendo buona parte della loro funzione. Sul fronte dell’emergenza occorrono interventi che rispondano, prima possibile, alle necessità dell’uso potabile e agricolo. Anche con il coinvolgimento dei bacini idroelettrici per sostenere le forniture di acqua nelle fasi più acute della siccità a cui stiamo andando incontro. Infine, la Confagricoltura chiede “aiuti nazionali e regionali per tamponare i maggiori costi irrigui delle imprese ed un sistema di risarcimento dei danni che dialoghi con quello assicurativo, per dare risposte concrete alle mancate produzioni agricole che la siccità sta comportando. Da non trascurare la possibilità di richiedere alla Commissione Ue l’estensione, anche per il 2023, delle deroghe accordate nel 2022 sull’uso non produttivo dei terreni e sulla rotazione annuale obbligatoria dei seminativi”.
In ogni caso, si deve intervenire in maniera concreta, perchè “sono 300.000 le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità che si estende anche alle aree urbane per effetto della caduta del 30% di precipitazioni in meno nell’ultimo anno, con la percentuale che sale al 40% per il nord Italia”, commenta la Coldiretti. Secondo cui “ad essere assediate dalla siccità sono soprattutto le aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. A rischio è l’ambiente, l’economia, l’occupazione e la stessa sovranità alimentare in una situazione già difficile per gli effetti della guerra in Ucraina. Dalla disponibilità idrica - ricorda Coldiretti - dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Senza parlare del riso le cui previsioni di semina prevedono un taglio di 8.000 ettari e risultano al minimo da 30 anni”. In una situazione in cui nel 2022, secondo la Coldiretti, sono caduti 50 miliardi di metri cubi di acqua in meno lungo la Penisola, il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate, secondo l’ultima rilevazione della Coldiretti. Lo stato di magra del più grande fiume italiano è rappresentativo delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 36% del lago di Garda al 39% di quello Maggiore fino al 19% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico. Gli agricoltori sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare” afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, nel sottolineare che “con l’Italia che perde ogni anno l’89% dell’acqua piovana, abbiamo elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”.

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