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IL DIBATTITO

Facebook rimuove il volantino Coldiretti per la raccolta firme contro la “carne sintetica”

L’organizzazione agricola: “censura. È la misura degli interessi che si nascondono dietro un business di pochi”
CARNE SINTETICA, Coldiretti, FACEBOOK, FAO, OMS, Non Solo Vino
Il volantino Coldiretti per la raccolta firme contro la “carne sintetica”

Dopo “l’ammonizione” arrivata da Slow Food per “l’endorsement” fatto in favore alla catena di fast food Mc Donald’s, la Coldiretti ora è entrata nel mirino niente meno che di Facebook. Il tema del contendere, ovviamente, quello della cosiddetta “carne sintetica” (o, più correttamente, “cibo a base cellulare”), che divide le opinioni, tra chi la sostiene e chi la osteggia apertamente come la stessa Coldiretti (e come il Governo italiano, con il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che, nei giorni scorsi, ha presentato un Disegno di Legge che ne vieta in Italia produzione e commercio, sebbene questa non sia ancora stata autorizzata neanche dell’Unioner Europea, ndr). Ebbene, ora, come riporta la stessa organizzazione degli agricoltori, il celebre social network, avrebbe “censurato” il volantino con cui la Coldiretti sta portando avanti, da mesi, una raccolta firme “a sostegno della conversione del disegno di legge per fermare i cibi sintetici in assenza di adeguate garanzie dal punto di vista della sicurezza alimentare ed ambientale”, e in cui si sostiene, tra le altre cose, che la carne sintetica sia prodotta da “cellule impazzite”. Così la stessa Coldiretti nel sottolineare che è stato rimosso dal social più diffuso nel mondo il post, con il manifesto informativo, realizzato per far conoscere le ragioni della raccolta di firme.
“Secondo il fast checking di Facebook - denuncia la Coldiretti - il manifesto disinformerebbe poiché definisce i cibi ottenuti in laboratorio come sintetici mentre si tratterebbe di “carne coltivata”. In realtà il rapporto appena pubblicato dalla Fao e dall’Organizzazione Mondiale evidenzia che il termine “cibi sintetici” è utilizzato in ambito accademico oltre che dai media anche se la definizione considerata più chiara dalle due autorità mondiali è quella di “cibo a base cellulare”, preferibile rispetto al termine “coltivato” utilizzato, invece, dalle industrie produttrici ma ritenuto fuorviante. Peraltro, nel Rapporto pubblicato, si ritiene anche discutibile usare per questi prodotti i termini carne, pollo o pesce”.
“C’è il rischio oggettivo di ingannare i cittadini poiché in realtà quella ottenuta in laboratorio - sostiene la Coldiretti - non è carne e non è coltivata. Secondo l’Enciclopedia Treccani per carne si intende “la parte muscolare del corpo dell’animale” e, di conseguenza, senza animale non c’è carne, mentre il significato di coltivare è “curare un terreno, una pianta con il lavoro, la concimazione e gli altri mezzi opportuna renderli capaci di far frutto. Niente di tutto questo si realizza in laboratorio o nel bioreattore utilizzato”.
“La presunzione di voler modificare addirittura il vocabolario - tuona la Coldiretti - è una misura degli interessi che si nascondono dietro un business di pochi sul quale hanno investito tra gli altri Peter Thiel (co-fondatore PayPal) a Marc Andreessen (fondatore Netscape), da Jerry Yang (co-fondatore Yahoo!) a Vinod Khosla (Sun Microsystems). Un contributo alla chiarezza viene dal documento Fao/Oms “Aspetti della sicurezza alimentare del cibo a base cellulare” che individua ben 53 rischi potenziali, dalle allergie al tumore (anche se, si legge nelle conclusioni dello studio, “la strada da seguire consisterà nel continuare a investire in ricerca e sviluppo per capire se i presunti benefici in termini di maggiore sostenibilità possono essere realizzati. A questo proposito, sarà importante osservare da vicino in che misura gli alimenti a base di cellule presentino differenze rispetto a quelli prodotti in modo convenzionale”, ndr), che è stato pubblicato dopo la presentazione in Italia del disegno di legge sulla produzione, la commercializzazione e l’uso di cibo artificiale che dovrà ora essere discusso e poi approvato dal Parlamento. Un percorso istituzionale trasparente a seguito della raccolta da parte della Coldiretti di mezzo milione di firme di cittadini, oltre 2.000 comuni che hanno deliberato spesso all’unanimità, tutte le regioni di ogni colore politico e di esponenti di ogni schieramento che hanno sostenuto la proposta in modo bipartisan. Una mobilitazione che - conclude la Coldiretti - ha il merito di aver acceso i riflettori su un business in mano a pochi ricchi e influenti nel mondo e fino ad ora tenuto nascosto ma che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda, con la positiva apertura di una discussione nel Paese e in Parlamento che rappresenta la casa della democrazia”.

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