Niente vendita di olio d’oliva sfuso: la Commissione Unione Europea fa retromarcia e ritira la proposta di modifica delle norme di commercializzazione. Una decisione che è stata accolta positivamente da Agrinsieme (coordinamento che riunisce Cia/Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari) che aveva sottolineato, in più occasioni, nei diversi tavoli di confronto a livello nazionale ed europeo, la pericolosità dell’apertura alla vendita di prodotto sfuso, in particolare legata al rischio di peggioramento della qualità del prodotto e alla difficoltà di eseguire i controlli necessari per evitare frodi e garantire sicurezza al consumatore.
In caso di bottiglie aperte e riutilizzabili non ci sarebbe stata, secondo Agrinsieme, nessuna garanzia né della qualità, né del rispetto delle norme igieniche. La vendita di olio sfuso avrebbe, inoltre, comportato una conservazione inadeguata per errata esposizione alla luce e al calore, per l’ossidazione e la contaminazione da batteri. Inoltre, la vendita di olio sfuso avrebbe potuto vanificare gli sforzi compiuti dagli operatori e dagli Stati membri per garantire il rispetto delle norme di commercializzazione degli oli d’oliva. Nel corso degli anni gli operatori si sono impegnati affinché la qualità del prodotto immesso sul mercato interno ed esportato fosse ottimale, sensibilizzando i consumatori anche sui valori nutrizionali e aumentandone la riconoscibilità, e con la vendita di olio sfuso sarebbero stati annullati molti risultati fin qui ottenuti.
Alla decisione della Commissione Ue ha contribuito l’azione congiunta dei Paesi dell’Area del Mediterraneo, oltre che l’intervento del Ministero della Sovranità Alimentare e dell’Agricoltura, che ha compreso e sostenuto nelle sedi europee l’istanza della filiera produttiva nazionale per la valorizzazione del settore dell’olio di oliva.
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