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IDEE DI TERRITORIO

Terre Cevico, tra i big della cooperazione del vino italiano, guarda al futuro

In 30 anni fatturato triplicato (a 175 milioni di euro), grazie all’export, che vale il 41% del business. Ed ora arriva un nuovo modello di governance
COOPERATIVE, TERRE CEVICO, vino, Italia
Tenuta Masselina, una delle tenute di Terre Cevico, nella festa dei 60 anni del gruppo

Tra i tanti esempi di quella cooperazione del vino virtuosa, che ha da tempo abbandonato il concetto di “vino da ammasso” puntando su qualità, sperimentazione, posizionamento sul mercato ed internazionale, c’è Terre Cevico. Realtà romagnola che mette insieme oltre 5.000 soci ed un fatturato di 175 milioni di euro, più che triplicato rispetto a 30 anni fa, con una quota export (in 70 Paesi) che vale il 41% del fatturato. E che dopo aver festeggiato i suoi primi 60 anni nella Tenuta Masselina a Castelbolognese, guarda al suo nuovo futuro. “Oggi sentiamo l’esigenza di accelerare ulteriormente per sviluppare il gruppo mettendo in sinergia la crescita industriale dell’impresa e l’interesse collettivo dei viticoltori soci - racconta Marco Nannetti presidente del gruppo dal 2017 - e Terre Cevico diverrà presto un sistema inclusivo dell’intera filiera vitivinicola, un nuovo assetto che da Consorzio porterà Cevico ad essere definitivamente cooperativa agricola di primo grado, con il socio viticoltore protagonista e sempre di più al centro del sistema d’impresa. L’essere un tutt’uno con la propria filiera significa anche rafforzare i valori identitari della cooperazione, mutualità, solidarietà, etica del lavoro e ambiente. La figura del socio viticoltore al centro consente al gruppo di interagire in modalità più profonda con chi la vigna la coltiva, con l’obiettivo di coniugare al meglio gli aspetti della viticoltura alla strategia produttiva, industriale e commerciale”.
Una visione chiara, quella di Terre Cevico. “Le trasformazioni del clima e del paesaggio ci hanno portato a riflettere ancora di più sulle pratiche agricole e sul ruolo che possiamo e dobbiamo avere per il bene comune con consapevolezza e responsabilità continuando un percorso di ulteriore miglioramento dell’impatto del nostro lavoro e della cura del paesaggio, alla scelta di optare per progetti che sappiano rinnovare la tradizione con strumenti nuovi e sempre più orientati alla sostenibilità”, ha detto ancora Nannetti, celebrando 60 anni di storia tutta cooperativa, iniziata il 19 febbraio 1963. Una realtà, Cevico, con profonde radici in Romagna, una base di soci viticoltori presenti dalla pianura ravennate alle colline riminesi a Casola Valsenio, passando per i territori di Forlì e Faenza, ai terreni sabbiosi del Parco del Delta del Po a nord-est. Le Romagnole Società Cooperativa Agricola e Cantina dei Colli Romagnoli sono ad oggi le cooperative di soci viticoltori che, assieme alle Cooperative Agricole Braccianti rappresentano la base e l’anima storica della filiera produttiva dei vini Terre Cevico.
Un sistema produttivo, che, attraverso le proprie cooperative di base, comprende 2.200 soci viticoltori in Romagna per 6.700 ettari di vigneto, e 5.000 viticoltori in totale in altre Regioni, 23 unità produttive, 5 impianti di imbottigliamento e 9 aziende controllate - di cui 5 al 100% - in regioni d’Italia come Veneto, Puglia, Emilia, Trentino e ovviamente Romagna. Costituito nel 1963 dalla volontà di 1o rappresentanti di cantine sociali e cooperative braccianti del ravennate con un capitale sociale di 1.450 lire, oggi può contare su un capitale sociale di oltre 3 milioni di euro. Il suo bilancio consolidato è passato da 54 milioni di euro nel 1993 ai 175 milioni del 2023 (valore stimato). A determinare questa impetuosa crescita il modello organizzativo cooperativo e la scommessa sempre più orientata all’imbottigliato e all’export. In quest’ultima direzione, in particolare, la svolta è stata significativa. Quasi assente nel 1993, nel 2003 l’export ha costituito il 4% del bilancio, salito al 21% nel 2013, sino ad arrivare al 41% nel 2023. In sostanza quasi una bottiglia su due di Cevico va oltreconfine tanto da toccare 70 Paesi in quattro Continenti. L’export stimato nel 2023 salirà a 72,8 milioni di euro (60,2 milioni l’anno precedente).

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