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TOSCANA

Il Chianti potrebbe perdere un tratto distintivo del suo paesaggio: oliveti a rischio abbandono

L’olivicoltura fiorentina è il 33% di quella toscana, ma per Unione Agricoltori il decreto ministeriale del 2018 non risponde ai bisogni delle aziende

É considerato uno dei territori più belli e iconici del mondo, un paesaggio idealizzato che si sviluppa tra colline, boschi, vigneti e oliveti: ma il Chianti, esempio perfetto di antropizzazione illuminata, potrebbe perdere uno dei suoi tratti peculiari, non solo agricolo, ma anche storico e culturale. Gli oliveti in provincia di Firenze sono infatti a rischio abbandono per l’Unione Agricoltori, secondo cui, nonostante l’olivicoltura fiorentina rappresenti il 33% di quella toscana, è frenata dal decreto ministeriale del 2018, che impedisce di rispondere ai fabbisogni commerciali delle aziende.
A denunciarlo è Francesco Colpizzi, presidente Unione Agricoltori di Firenze: “il Decreto Ministeriale n. 617 del 2018 non ha permesso il riconoscimento, come organizzazione di produttori, dell’Associazione Produttori Olivicoli di Firenze e Prato, perché non commercializza direttamente il prodotto olive od olio dei soci, pur avendo la stessa prodotto alla Regione un numero tale di fatture di vendite dirette dei soci ampiamente sufficiente per rispettare i parametri europei. Questo ha impedito all’associazione di svolgere una serie di attività, tra le quali l’ammodernamento degli oliveti stabilito dall’ultimo programma varato dal Governo. Gran parte dell’olivicoltura fiorentina è inadeguata rispetto ai fabbisogni commerciali delle aziende, e, poiché non remunerativa, destinata a condizioni di abbandono o di semiabbandono”. 
“Nonostante l’olivicoltura fiorentina - continua Colpizzi - rappresenti il 33% di quella regionale, ha bisogno di innovazioni colturali, di processo ed anche di prodotto, finalizzate a contenere i costi di coltivazione, adottando densità di piantagione più alte, applicando l’irrigazione, mettendo a dimora cultivar, che nel rispetto della tipicità dei nostri oli, assicurino rese produttive più costanti, per consentire alle aziende di presidiare il mercato. Se il peculiare modello di sviluppo dell’agricoltura fiorentina si declina attraverso un sistema produttivo dove l’agricoltore copre da solo tutte le fasi della filiera agroindustriale, e se i contratti di filiera sono inapplicabili, non possiamo che rivendicare la necessità che sia concepita una politica specifica anche per chi la filiera agroindustriale la realizza da solo, affinché queste imprese possano ricevere quelle risorse necessarie a realizzare investimenti. Senza dimenticare la funzione paesaggistica svolta dall’olivo. Il colpo d’occhio delle nostre campagne, dei nostri territori si arricchisce della presenza unica degli oliveti, che rappresentano una caratteristica peculiare del paesaggio toscano”.

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