Il sale non si raccoglie, ma si “coltiva”: per valorizzare la sua produzione, che rientra nel comparto dell’agricoltura, nasce una partnership tra Confagricoltura e le società di gestione delle Saline di mare italiane, firmata in questi giorni a Roma. Gli obiettivi del progetto sono molteplici: in primis dimostrare che anche la coltivazione del sale marino è attività agricola, dando così riconoscimento a un comparto che opera nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e dell’ecosistema producendo un elemento naturale di grande valore nutrizionale.
Anche la Francia, dal 2019, ha inserito la “saliculture” nelle attività agricole nazionali, attraverso la modifica del Codice rurale e della pesca marittima. In Sicilia, inoltre, il piano di gestione delle Saline di Trapani e Marsala fa rientrare la salicoltura tra le attività agroforestali.
L’intesa prevede, inoltre, la realizzazione di iniziative nei territori delle saline e attività di valorizzazione di tutti gli aspetti legati alla salicoltura e alla multifunzionalità delle saline, che sono attrattiva anche turistica nelle rispettive regioni. Il progetto culminerà con gli “Stati generali della salicoltura italiana”, nel 2024.
A firmare l’intesa, insieme a Confagricoltura, cinque partner: Atisale Spa che, con le saline di Margherita di Savoia (Puglia), tra le più grandi di Europa con 4.500 ettari in produzione, e di Sant’Antioco (Sardegna), si configura come il maggior produttore di sale marino italiano; Saline Ing. Luigi Conti Vecchi, nella Laguna di Santa Gilla a due passi da Cagliari, con quasi 2.800 ettari in produzione; Sosalt Spa con le saline nella fascia costiera tra Trapani e Marsala, 1.000 ettari in produzione e maggior produttore di sale marino in Sicilia; Parco della Salina di Cervia, oltre 800 ettari di estensione, fulcro dell’economia del Ravennate e della Romagna per oltre 150 anni, che tanto ha fatto per la valorizzazione del sale marino italiano; Isola Longa, la maggiore salina di mare del Trapanese, situata nell’omonima isola dell’arcipelago dello Stagnone, che produce oltre 23.000 tonnellate di sale ogni anno. Ai soggetti firmatari si aggiungono inoltre, come sostenitori, le saline di Trapani Oro di Sicilia, Ettore e Infersa ed Isola di Calcara.
Focus - Il sale e le saline italiane
Il sale può essere sale marino che, come detto, viene ottenuto nelle saline tramite l’evaporazione dell’acqua ed è coltivato e prodotto in modo totalmente naturale, oppure salgemma, estratto nelle miniere sotterranee. Questo si presenta in forma solida, e pertanto viene tritato, pulito e preparato per le varie applicazioni. In Italia la produzione di sale marino corrisponde a poco meno del 30% della produzione totale: mediamente quasi 1,2 milioni di tonnellate all’anno, su un totale di oltre 4 milioni di tonnellate. Anche in Europa la produzione di sale marino è il 10% della produzione di sale totale. I principali Paesi produttori di sale marino nella Ue sono la Francia e l’Italia, seguiti da Spagna e Grecia.
Il sale, oltreché per uso alimentare, viene impiegato nell’industria metallifera, vetraria, chimica, cartaria, farmaceutica, nell’edilizia, nel settore tessile, nella cosmetica e nei detersivi, come antighiaccio nel disgelo stradale. Nell’ambito alimentare vale la pena ricordare che il sale è elemento intrinseco e necessario nei prodotti di alta qualità, quali prosciutti e formaggi.
Le saline di mare sono vaste aree naturali di acqua di mare nelle quali si pratica la salicoltura tramite la gestione da parte dell’uomo del suolo e dell’acqua e l’azione evaporante degli elementi della natura, quali il sole ed il vento, con lo scopo finale della raccolta del sale.
La salicoltura, infatti, è l’attività di raccolta del cloruro di sodio contenuto nell’acqua di mare fatta evaporare in aree appositamente dedicate attraverso la movimentazione lungo percorsi tesi ad esaltare l’azione evaporante del sole e del vento. Come per l’agricoltura praticata sulla terra, quindi, questa attività segue il ciclo delle stagioni ed è soggetta al clima ed ai fenomeni atmosferici. Le saline oggi sono parchi naturali poiché nei loro ambienti, controllati dal lavoro umano, si sono creati speciali areali di ripristino e salvaguardia di ecosistemi particolarmente adatti ad una flora ed una fauna eccezionali, creando interessantissimi luoghi di biodiversità e di attenzione e salvaguardia del territorio italiano. Da un punto di vista naturalistico, quindi, le saline marittime rappresentano aree privilegiate per l’avifauna. La vita microscopica dei bacini fornisce nutrimento per fenicotteri, trampolieri, ibis e altri uccelli acquatici. Isolotti e argini ricoperti di vegetazione all’interno dei grandi bacini offrono agli uccelli posti in cui nidificare e riposarsi e li proteggono dai predatori. Come gli agricoltori, i salicoltori hanno un ruolo di primaria importanza come conoscitori e difensori dell’ambiente.
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